Il centrocampista “imbastardito nel ruolo” durante la sua crescita, secondo Allegri: manca una figura di raccordo che guidi le scelte di avvicinamento dei giovani alla prima squadra
Il calcio si evolve e la cura dei dettagli richiede sempre più attenzione e competenze verticali all’interno di una struttura societaria. La Juve da un po’ di anni a questa parte ha investito molto sulla valorizzazione dei giovani, tirando su una filiera che nel giro di qualche anno è diventata competitiva e non ha nulla da invidiare ai top club che hanno da sempre un certo appeal internazionale sui talenti in rampa di lancio. La seconda squadra ha dato una marcia in più e, col cambio di denominazione della scorsa estate, la Next Gen è da ritenere un modello consolidato che può diventare a tutti gli effetti un asset del piano strategico del club. Le ultime parole di Max Allegri su Nicolò Fagioli, uno dei giovani più promettenti che la società ha cresciuto in casa, richiedono però una riflessione e palesano probabilmente una nuova esigenza nei quadri dirigenziali.