Nel campionato vinto dal Milan (69 gol fatti), davanti all’Inter (84) e al Napoli (74), la Juve, quarta, ha segnato 57 reti, 20 meno della Lazio, quinta; 2 meno della Roma, sesta e della Fiorentina, settima; 9 meno dell’Atalanta, ottava e del Verona, nono; 7 meno del Sassuolo, undicesimo. Gli attaccanti a disposizione di Allegri hanno fornito questo rendimento: Vlahovic, 21 presenze e 9 reti (7 in campionato, in Champions, 1 in Coppa Italia; tesserato il 28 gennaio dalla Juve dopo avere segnato 20 gol in 24 partite, fra campionato e coppa Italia): Dybala; 39 presenze e 15 reti (10 in campionato, 3 in Champions e 2 in Coppa Italia); ; Morata 48 presenze e 12 reti (9 in campionato, 2 in Coppa Italia, 1 in Champions); Kean 42 presenze e 6 reti (5 in campionato e 1 in Champions).
I due binari
Si capisce perché, in questo momento, sul mercato la Juve viaggi su due binari: il primo si chiama Morata e la trattativa per la conferma dello spagnolo promette bene, ma l’esito dipenderà molto dall’Atletico; il secondo si chiama Arnautovic che nel Bologna, cui è legato per altre due stagioni, si è prepotentemente rilanciato: 48 partite, 15 gol (14 in campionato, 1 in Coppa Italia) e 5 assist. Per le sue caratteristiche tecniche e atletiche, alla Continassa l’austriaco viene considerato l’ideale vice Vlahovic. La Juve ne ha proprio bisogno: punto primo, perché è impensabile che Dusan regga il peso di un’intera stagione fra campionato, Champions, Coppa Italia e Serbia, particolarmente attesa al Mondiale grazie anche all’ascesa verticale del bianconero. Punto secondo, perché, lo dimostrano i numeri che schiacciano le parole, la Juve deve guarire dal mal di gol che l’ha assillata durante l’ultima, grigia stagione. Morata è un attaccante ben diverso da Vlahovic e da Arnautovic; la sua affidabilità tattica è totale così come la sua volontà di rimanere a Torino.
Un gioco migliore
Ciò detto, sarà interessante verificare come e quanto cambierà il gioco della squadra di Allegri, il cui finale di campionato ha depresso non soltanto i tifosi, intristendo visibilmente il rendimento di Vlahovic, servito poco e male. Per non dire dell’intero reparto offensivo che, nell’ultima giornata a Firenze, non è riuscito a fare un tiro in porta. Cambiare registro si deve.