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Juventus, Chiellini: non tutti i re hanno la corona.

TORINO – Giorgio Chiellini è enorme. Quando lo si vede dal vivo è subito chiaro il perché terrorizza i centravanti avversari o, comunque, incute un certo rispetto fisico. Ma quando lo conosci capisci che è enorme perché deve contenere un sacco di Chiellini dentro di sé. Perché Giorgio Chiellini è un difensore cattivo, spigoloso, ruvido fino a essere abrasivo in certe marcature e quando lo vedi con il volto distorto nella smorfia agonistica non potresti mai pensare che, dopo il fischio finale, si presenti davanti a te un laureato con lode in Economia e Commercio, pronto a discettare di modelli di business nel calcio. Perché Chiellini è un giocatore che quando ha iniziato la sua carriera aveva piedi goffi e imprecisi, mentre ora scocca lanci da 40 metri, dopo ore, ore e ore di allenamento, nel quale ha posto una forza di volontà quasi violenta per migliorarsi. Perché Chiellini è una persona mite, che si occupa con dolcezza infinita dei suoi Insuperabili, ma è anche un leader carismatico che si è imposto in uno degli spogliatoi a più alta concentrazione di personalità al mondo. Ci sono un sacco di Chiellini dentro Chiellini. E in linea di massima sono tutti dei campioni.

IL CALCIATORE – Se si parla del calciatore, si parla di uno dei più forti difensori centrali dell’ultimo decennio. Impeccabile in marcatura e con un superiore senso della difesa che ha sempre amato coordinare e, soprattutto, trascinare con prestazioni agonisticamente esaltanti. Chiellini è un marcatore micidiale, che toglie l’aria all’avversario, asfissiandone la lucidità. Chiellini è un combattente gladiatorio, che ha fatto nascere, anche nei compagni, il gusto dell’intervento difensivo, che ama celebrare quasi come un gol, perché spesso vale come un gol. Chiellini è l’unico che non risulta ridicolo con quel turbante di bende in testa, ma anzi spesso diventa ancor più minaccioso.

IL CAPITANO – Se si parla del capitano, si parla di un ragazzo che è entrato in punta di piedi nella squadra dei Cannavaro, Emerson, Vieira, Buffon, Del Piero, Ibrahimovic e Trezeguet, ne ha assorbito tutti gli esempi e gli insegnamenti con i quali è poi diventato capo branco, guidando in modo saggio Juventus e Nazionale.

LA PERSONA – Se si parla dell’essere umano, si parla di uno studente attentissimo, di un papà premuroso, di una persona educata e divertente, che sa non prendersi mai troppo sul serio, ma che serio, anzi serissimo sa esserlo in tutte le cose fa. E la sua serietà è forse uno degli elementi che mancherà di più alla Juventus, che non manca di grandi giocatori e uomini solidi, ma ne sta per perdere uno con un carattere unico e granitico. Il contraccolpo si sentirà, perché questa sera allo Stadium abdica un re. Un re con la corona un po’ strana, fatta di garza e nastro, ma vale lo stesso. Anzi forse pure di più.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a

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