Sperando che le proprietà straniere, specie americane, accompagnino la Serie A verso lo spettacolo richiesto a una moderna Lega sportiva, il campo si è già adeguato. Mai una sessione di mercato era stata così orientata verso la qualità degli interpreti. Il Milan campione d’Italia, con in casa Brahim Diaz, ha sostenuto il principale investimento per De Ketelaere, 30 milioni fuoriusciti senza indugio. Il Napoli ha sborsato suppergiù la stessa cifra per Giacomo Raspadori, un anno in più del belga e doti fisiche meno spiccate, ma stessa appartenenza al gruppo dei fantasisti.
La Roma ha puntato tutto su Dybala. Un costo, come direbbe Maurizio Sarri, ma dal sicuro ritorno: poche volte si era visto un tale entusiasmo per un nuovo arrivo, in attesa di gol e giocate. E Zaniolo, dato per partente, ha adesso buone possibilità di rimanere, dando vita sulla carta alla trequarti più forte della Serie A. Nel centrocampo giallorosso, ecco poi Georgino Wijnaldum, uno dai piedi educati da affiancare all’elegante Pellegrini. Pure la Juventus ha in Di Maria il plusvalore della sua campagna acquisti. D’accordo Bremer, fortissimo, d’accordo Pogba, che dovrà dimostrarsi utile alla causa una volta rientrato, ma la differenza reale è la stella argentina, come si è intuito nel debutto contro il Sassuolo da lui deciso. A proposito di Sassuolo, il prolungamento di contratto di Berardi è il migliore colpo emiliano. Un ennesimo trequartista, mezzapunta, rifinitore, 9 e mezzo, fantasista, scegliete voi la definizione migliore per il ruolo meno etichettabile di tutti.
È stato e rimane il mercato della fantasia e degli attaccanti. Mai tanti, davvero, come questa volta. Il Napoli ha aggiunto Giovanni Simeone e soprattutto il devastante Kvaratshkelia – più veloce a segnare del tempo necessario a pronunciarne il nome – in rete a Verona e con una personalità molto marcata. Tanta sostanza e poca paura. L’Inter in un mercato risicato per le note ragioni di bilancio, ha compiuto lo sforzo maggiore per riportare a casa Lukaku, dovendo rinunciare al sogno Dybala. Ma i trequartisti sono un po’ ovunque: il Torino ha sommato in un mese Miranchuk e Radonjic, quest’ultimo veramente interessante, il Monza si è garantito Caprari, il Bologna insegue Ilicic, l’Atalanta ha inserito le geometrie di Ederson. Tutti a caccia di piedi buoni, anche la Fiorentina di Italiano, con Mandragora in mezzo e Jovic davanti.
C’era un tempo in cui la Juve cedeva Zidane, il simbolo stesso dei numeri 10, per puntare tutto sulla difesa con i vari Buffon, Cannavaro e Thuram. Non solo. Una cattiva interpretazione del 4-4-2 sacchiano portava i fenomenali Zola e Baggio a non trovare posto. Oggi il mondo appare invece ribaltato: all’estero ci chiedono unicamente difensori, con la sola eccezione di Scamacca. Koulibaly al Chelsea, De Ligt al Bayern, Skriniar inseguito sino a poche ore fa dal Psg. Finiti i tempi di Lavezzi, Cavani, Icardi. La lente si è come rovesciata: noi cerchiamo la leggerezza per rilanciare il movimento, gli altri si prendono i nostri muscoli e le nostre retroguardie. Anche qui un dato che conferma: tolte Juve e Napoli, obbligate a rimpiazzare proprio Koulibaly e De Ligt, le grandi della Serie A hanno confermato le loro difese. Qualcuno citerà la rivoluzione alla Lazio, ma è quasi l’eccezione che conferma la regola. Nell’estate 2022 si è scommesso su chi accende la passione e porta abbonamenti agli stadi, già tutti pieni. Non è una strada sempre giusta ed equilibrata, ma in attesa di impianti nuovi, di un marketing accettabile, di qualcosa, insomma, di paragonabile con la lunare Premier (giunta quasi al triplo dei nostri ricavi, come ricorda l’indagine Deloitte), non resta che aggrapparsi a chi tenta almeno una giocata, a chi salta l’uomo, a chi rompe la monotonia. Un Paese di santi, navigatori e di poeti: Poeti del gol.