Un piccolo passo per la classifica, un grande passo per il futuro del Torino. I tre punti conquistati contro lo Spezia non cambiano i destini del campionato granata, ma pesano per tre motivi.
Primo: si conferma la credibilità di Ivan Juric non solo come eccellente allenatore, ma come guida morale del Toro. Aveva promesso che non ci sarebbero stati cali di tensione in questo finale senza obiettivi, quindi agonisticamente insipido. E la squadra, ieri, ha giocato un’altra partita con la determinazione di chi ha in ballo qualcosa di serio. Prendere questa abitudine segna la differenza fra la mediocrità e l’ambizione.
Secondo: il Toro che ha superato lo Spezia (sprecando ancora troppi gol, specie in un godibile primo tempo) aveva l’età media di 24,1 anni. Un numero che profuma di speranza: costruire sui giovani è la ricetta più sana ed entusiasmante per qualunque club. Meglio se arrivassero direttamente dal vivaio (ieri il solo Buongiorno lo era), ma è un punto di partenza e, chissà, di ispirazione.
Terzo: Lukic ha coronato una stagione di evoluzione e miglioramento con una doppietta per lui storica. È uno dei miracoli di Juric, con cui Lukic, stavolta, ha meritatamente condiviso il trono del Toro.
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