I rigori causati nella finale con l’Inter hanno ricordato alcuni scivoloni del passato proprio nel momento in cui c’è da raccogliere il testimone. Ma l’investitura del capitano, di Allegri e di Agnelli dice che la Juve non ha dubbi, anche in termini di personalità e leadership
Quando Giorgio Chiellini, nelle parole di addio alla Juventus di una settimana fa dopo la coppa Italia, dice “adesso tocca a forze fresche, spero di aver lasciato qualcosa ai più giovani” il riferimento anagrafico in difesa può essere solo a Matthijs De Ligt. Il capitano era stato anche più esplicito in passato nel prefigurare che la sua linea di successione passi dall’olandese, ed è solo naturale che si vada in questa direzione dopo che per costruire un orizzonte del genere la Juventus ha speso il terzo investimento più oneroso della sua storia, per quello che oggi è il giocatore più pagato in organico. E per tenerlo in piedi prospetta ora un prolungamento di due anni del contratto in scadenza nel 2026. Ma adesso che siamo al dunque, e si dovrà imparare a fare senza Chiellini, è altrettanto naturale che una notte come quella di De Ligt in finale di coppa Italia – suoi i due falli da rigore che hanno permesso all’Inter di ribaltare la partita – riapra almeno le valutazioni sulla prontezza dell’olandese a raccogliere il testimone.