Gli screzi con Mourinho e Solskjaer nella frustrazione di risultati sotto le aspettative e di un impiego sempre più lontano dalla porta: oggi il Polpo è un giocatore col potenziale sfruttato solo in parte rispetto all’esplosione con Conte e Allegri
Nell’estate 2016 Paul Pogba se n’era andato da Torino non solo come una gigantesca plusvalenza che cammina, argomento di cui poi negli anni c’è stato modo di riparlare, ma anche col profilo del giocatore pronto a prendersi il mondo. Lo ha fatto con la Nazionale, protagonista della Francia che ha vinto il Mondiale di Russia 2018. È andata diversamente coi Red Devils, in un ambiente la cui disfunzionalità in questi sei anni si è tradotta in risultati al di sotto di investimenti e aspettative, ma ha avuto un riflesso anche nell’impiego dei singoli, a partire dal francese: uno dei suoi più grandi pregi, la duttilità, ha finito per giocare a suo sfavore, se si parla di ruolo e collocazione in campo. Con quel che ne è conseguito in termini di frizioni con gli allenatori, e di valutazioni oggi di chi ne è innamorato: come lo United ha cambiato Pogba rispetto ai suoi anni bianconeri?