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Mihajlovic:”Ucraina? Nelle guerre tra ricchi, sono i poveri a morire”

BOLOGNA“Nelle guerre tra ricchi, sono i poveri a morire”. L’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic commenta così quanto sta accadendo in Ucraina: “Spero finisca presto e spero soprattutto che nessuno si abitui a notizie di questo tipo. Oggi la guerra è la prima notizia ovunque, ma poi diventa la seconda, la terza e magari tra un mese non se ne parla più: non sia così, diamo tutti un contributo non dimenticando mai cosa sta succedendo”. Perché la guerra lascia un segno. Un segno che il tecnico serbo ha scolpito dentro: “Ricordo che quando scoppiò la guerra nel mio paese avevo vinto la Coppa dei Campioni con la Stella Rossa, poi venni in Italia. Speravo che i miei allenamenti durassero 24 ore perché solo in quei momenti non pensavo alla guerra e ai bombardamenti. Quando finivano era un casino: pensieri, immagini, tutto diventava difficile da gestire, essendo coinvolto direttamente. Non è detto che tutti riescano a isolarsi, è possibile anche non riuscire a non concentrarsi su nulla, perché durante una guerra è possibile non riuscire a sentire i propri cari per ore e allora pensi di tutto”

A due punti dall’obiettivo

“Guardo sempre il lato positivo delle cose. Dopo la vittoria con lo Spezia siamo a 2 punti dall’obiettivo, restiamo positivi anche sapendo di andare a giocare su un campo difficile, con tifosi passionali. E Sabatini ha fatto un lavoro ottimo: mi piace la gente del sud, spero riescano nel miracolo. Vincendole tutte, tranne quella di domani…“. Lo ha dichiarato il tecnico del Bologna, Sinisa Mihajlovic, in vista dell’incontro con la Salernitana: “Si giocheranno la vita come capitato a noi tre anni fa, faranno di tutto per portare a casa il risultato. Ci saranno 30mila persone: non siamo abituati ad ambienti caldi a causa della pandemia. Noi dovremo farci trovare pronti lavorando su noi stessi, serve calma, siamo più forti ma non dobbiamo sbagliare l’atteggiamento”.

Verso la Salernitana

“Con Sabatini sono legato, è un amico. A Salerno ha fatto una grande cosa riportando entusiasmo. Io dovrei avere squadre da 65 punti? Spero di farli col Bologna. La strada è lunga, sto bene qui e ne abbiamo passate tante. E poi sono cittadino onorario, città e squadra mi resteranno sempre nel cuore. Non potrò mai comportarmi male, ho un obbligo in più. Nel mio piccolo penso di aver fatto qualcosa per il Bologna e finora gli obiettivi li abbiamo sempre raggiunti. Fino all’ultimo proveremo ad arrivare a sinistra in classifica, poi il futuro non lo conosco. A Bologna ci sono tutti i presupposti per fare qualcosa di importante, io sono concentrato sul mio lavoro, sono contento di stare qua, lo ribadisco, la cosa importante è che io dia il massimo rimanendo equilibrato. Io sono sempre ambizioso, ma non sono sprovveduto, il mondo è cambiato. Ma la mia ambizione resta intatto”. Di fronte Mihajlovic avrà Nicola: “Io e Nicola? Credo che oltre alla scintilla siamo entrambi allenatori più completi. Mi dicono che sono un sergente di ferro ma poi se chiedi ai giocatori non credo di essere pesante, lascio vivere, poi ci sono cose dove serve insistere. Non c’è solo l’aspetto motivazionale: nel nostro lavoro se hai dieci lauree non basta, te ne manca sempre una. Poi lo staff è fondamentale perché hai bisogno di persone che ne sappiano più di te su alcuni aspetti. La scintilla non dura sempre“.

I singoli

Schouten? Non giocando da cinque mesi è normale che avesse qualche difficoltà all’inizio. Manca ancora fiducia, ritmo, tempi, ma lui è molto intelligente e io l’ho sempre considerato la nostra lavatrice, mi aspetto un ulteriore salto di qualità per diventare il cervello del nostro centrocampo, non più lavatrice ma professore: ne ha le qualità. Arnautovic sta bene, si allena bene, non ha problemi. Ha fatto quello che doveva fare, mi aspetto continui così, lo abbiamo preso per quello. Barrow ha preso una botta, ma gli ho detto che lui si deve preoccupare: significa che non hanno altro modo di fermarlo. Ci mancano solo Dominguez e Santander. Medel e Svanberg? Possono giocare o stare in panchina, abbiamo due soluzioni in più visto che ci sono i 5 cambi. Il nostro modo di giocare sarà dispendioso e avremo bisogno di forze fresche. Dovranno essere tutti pronti, ma giocano solo in 11. L’importante è che tutti diano il 100%.”.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a

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