MILANO – Il Milan è in testa e le analogie con i rossoneri di Zaccheroni che vinsero lo scudetto nel 1998-99, sono molte. In primis per ciò che riguarda il calendario. Tolta la doppia semifinale di Coppa Italia, i rossoneri avranno un solo impegno a settimana da qui a fine stagione mentre l’Inter, avrà almeno due settimane di fuoco tra Italia e Europa. Che sia il 3-4-1-2 di Zaccheroni o il 4-2-3-1 di Pioli, c’è una costante che caratterizza i due Milan: l’ariete. Nel primo anno milanista di Zac, Bierhoff era il giocatore in virtù del quale si sviluppava la manovra offensiva, con il gioco sulle fasce articolato da Helveg a destra, Ziege prima e Guly poi, che era fondamentale per permettere al tedesco di dominare sui palloni alti nelle aree di rigore avversarie. Oggi le cose sono molto simili, con Olivier Giroud e il gioco degli esterni. Altro punto di contatto è il parallelismo tra Weah e Leao. Attaccanti potenti, esplosivi, in grado di rompere con le loro falcate le linee di pressione e le marcature avversarie. Il Milan di Zaccheroni si basava sulle qualità geometriche di Albertini e sul dinamismo di Ambrosini. Oggi Bennacer e Tonali, seppur in chiave moderna, reinterpretano il modo di stare in campo dei loro precessori. L’ultima analogia è che anche nel 1998-99 i rossoneri non venivano dati per favoriti. Rimane da capire se l’esito del campionato sarà lo stesso o se la storia sarà diversa.
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