MILANO – Quando vendi un prodotto del vivaio a 20 anni, il dubbio di poter aver preso un abbaglio ti accompagna nel tempo. Se poi quel prodotto del vivaio, appena maggiorenne, si era imposto all’attenzione generale segnando un gol decisivo contro la Juventus e regalando al Milan una vittoria che mancava da quattro anni, quel dubbio aumenta. Non è stato facile, per il club rossonero, cedere Locatelli al Sassuolo, nell’estate del 2018: 2 milioni per il prestito oneroso, 10 milioni per l’obbligo di riscatto, altri 2 milioni di eventuali bonus. Introiti fondamentali, per un club che continuava ad annaspare nelle difficoltà del post Berlusconi . Plusvalenza importante, visto che appunto Locatelli era arrivato al Milan all’età di 11 anni. Quando, dopo un anno di assestamento, Locateli ha cominciato a prendere per mano il Sassuolo, a diventarne il leader indiscusso, a conquistare Mancini , ad approdare in Nazionale e poi ancora a laurearsi campione d’Europa, per poi essere ceduto alla Juventus a tre volte tanto il prezzo pagato a suo tempo dal Sassuolo, il dubbio è diventato certezza: forse non era stata una gran bella idea lasciarlo andare via dal Milan. Ma poi, come d’incanto, a cancellare tutto è arrivato Sandro Tonali. Altro ruolo e caratteristiche, pur essendo un centrocampista. Però finalmente il Milan aveva trovato un giocatore di spessore e di classe in mezzo al campo. Perché lui, al contrario di Locatelli che si è dichiarato tifoso juventino, è pure milanista dentro, fin da bambino. E anche questo, nel suo piccolo, può fare la differenza.
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