Il grande ex rossonero: “Nel gruppo di Pioli prevale il concetto di squadra, è la stagione giusta. Che peccato un altro Mondiale senza l’Italia”
Ha sempre il Milan nel cuore, Ronaldinho. Nelle sue due stagioni e mezza in rossonero, tra il 2008 e il 2011, il brasiliano che arrivava dal quinquennio di trionfi con la maglia del Barcellona, ci impiegò qualche tempo per adattarsi, ma poi diede sfoggio di tutto il suo talento. Non solo con i suoi dribbling inebrianti e le giocate di puro genio, ma anche con assist e reti pesanti. Come quella che decise un derby nel settembre del 2008, o le due rifilate alla Juventus, l’anno seguente. Senza dimenticare i sigilli in Europa e le invenzioni su palcoscenici importanti che gli permisero di reintegrare il giro della nazionale brasiliana. Il suo comunque era ancora il Milan di proprietà di Silvio Berlusconi, e imbottito di grandi stelle: da Kakà a Pirlo, passando per Seedorf, Inzaghi, Robinho, Nesta, Gattuso e l’infinito Ibrahimovic.