Per Sarri tanto possesso e difesa di reparto, Pioli insegna un calcio verticale. Ma entrambi hanno una qualità in comune che fa la differenza: cercano la bellezza
Sarrismo è un termine che non ha bisogno di virgolette: è entrato da qualche anno nell’Enciclopedia Treccani, dai tempi “rivoluzionari” di Napoli, dove Maurizio Sarri cercò, senza successo, di assaltare il palazzo del potere con il suo gioco spettacolare e modi un po’ rudi da toscano verace. “Piolismo” invece ha ancora bisogno delle virgolette, perché il suo ispiratore, Stefano Pioli, non è tipo da proclami o protagonismi, ma chissà che un eventuale scudetto non porti anche lui tra le pagine enciclopediche. Lo meriterebbe, per una normalità che può farsi esempio (e nasconde tanti pregi e conoscenze che normali non sono). Sempre di filosofie, in qualche modo, si tratta. E per questo Lazio-Milan di domenica sera, cioè Sarrismo contro “Piolismo”, entra nel campo dell’estetica: le loro squadre divertono, o almeno inseguono il risultato perseguendo il bello, senza speculazioni.