Un calciatore da combattimento, un arbitraggio discusso, una delle zuffe più tremende del calcio italiano recente. Ma quella sera non fu Sasà il peggiore…
L’uomo che oggi sussurra ai cavalli, una volta urlava gli insulti più indicibili agli avversari, roba da bollino rosso e fascia protetta. Era un attaccabrighe da competizione, veniva raccontato come il Bruto delle Banlieu del nostro calcio: grande, grosso, rissoso, un portiere da combattimento con una inquietante inclinazione per le scenate e con le mani che gli prudevano, non certo per colpa dei guanti. Tra i pali era pure bravo, sia chiaro. Solo che ogni tanto la centrale operativa andava in black out. E l’ira funesta si impossessava di lui.