TORINO – È tornato Paulo Dybala, dal Sudamerica. Ha giocato uno spezzone del match contro la Colombia, vinto 1-0 dalla sua Argentina: è subentrato a Lautaro Martinez al 24’ della ripresa. Considerando che l’altra partita, quella del 28 gennaio contro il Cile, non l’aveva disputata: beh, si può dire che la Joya sia rientrato a Torino giusto con un po’ di jet lag da smaltire, dal punto di vista fisico e atletico. Non con la stanchezza di chi ha tirato troppo la corda. In valigia aveva riposto anche un po’ del consueto entusiasmo e orgoglio che gli derivava dall’unirsi al gruppo dell’Albiceleste. Un altro bel po’ di entusiasmo gli è montato mano a mano che si focalizzava sulle frequenze bianconere in vista dell’allenamento mattutino. Essì perché aveva lasciato una Juventus apparentemente in disarmo, quando s’era imbarcato sul volo per l’Argentina. Ora l’ha ritrovata riveduta e corretta, la Juve: con il capocannoniere del campionato, Dusan Vlahovic.
Juve, Dybala tra campo e contratto
Il neo numero 7 bianconero ha finora realizzato 17 reti, risultando prolifico quanto Ciro Immobile, che però ha trasformato 3 rigori (vale a dire tre in più dell’ormai ex attaccante viola). Per Dybala è stata una sorpresa, l’acquisto di Vlahovic. Una bella, sorpresa, tutto sommato. Per carità: la stima e l’ammirazione nei confronti degli altri attaccanti in organico sono ad alti livelli (soprattutto nei confronti di Alvaro Morata, amico fraterno). Ma è chiaro che l’acquisto di Vlahovic non solo può tornare preziosissimo e financo decisivo per raggiungere certi obiettivi di squadra, ma rappresenta anche un chiaro segnale di quanto la Juventus sia disposta a rilanciare le proprie ambizioni. A pensare in grande. A costruire. A spendere.
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