Niente male, per un allenatore alla prima stagione su una panchina di A, rifilare con la sua Udinese un 4-0 a Mourinho. Mai in Italia lo Special One aveva subito una botta simile, roba da raccontare ai nipotini. E queste soddisfazioni se le merita tutte Andrea Sottil, nato 48 anni fa a Venaria, da qualche anno trasferitosi in Sicilia, a Siracusa, dove andò a farsi le ossa da allenatore e s’innamorò del posto e dei siciliani. Che gavetta, la sua. Dopo una bella carriera da difensore, passata per Torino, Fiorentina, Atalanta, Udinese, Reggina, Catania, Rimini e Alessandria, iniziò, con grande umiltà, da allenatore dei Giovanissimi del Lucento, società dilettantistica torinese. Ha allenato ovunque, dalla Serie D in su, portando nel professionismo il Siracusa e in B il Livorno. Ma la svolta della sua carriera avviene nel dicembre 2020. Era reduce da una bella salvezza ai playout col Pescara, da subentrato, e a dicembre lo chiamano in B ad Ascoli, al capezzale di una squadra che ha solo 6 punti e dove hanno già fallito due allenatori, Valerio Bertotto e un certo Delio Rossi. Con Sottil i marchigiani cambiano marcia fin dalla prima uscita e con la squadra che marcia a ritmi da playoff, conquista una salvezza da stropicciarsi gli occhi. Nella scorsa stagione, il bis. L’Ascoli a inizio stagione gode di poco credito ma lui lo porta al 6° posto finale, cioè ai playoff, ed è la squadra che fa più punti nel girone di ritorno. Insomma, la vetrina della A, Sottil se l’è guadagnata sul campo, con un calcio equilibrato, pratico e verticale. Dove si cura bene la fase difensiva, il suo pane, se n’è accorta domenica sera la Roma. Anche se Sottil, figlio di un altro calcio, si lamenta dei difensori di oggi, di come concedano troppo spazio all’attaccante, mentre ai suoi tempi si sapeva come mettere loro pressione. A Udine, i Pozzo l’avevano apprezzato molto da giocatore e quando hanno visto che era diventato un allenatore su cui scommettere, non si sono fatti scappare l’occasione. Ora i friulani sono a 10 punti, in serie positiva da 4 giornate e reduci da tre vittorie di fila, gli unici “intrusi” fra le big della A con la media di 2 punti a partita. E pensare che qualche sprovveduto, dopo che l’Udinese aveva raccolto un punto nelle prime due gare, insinuava che Sottil potesse rischiare la panchina. Certo, magari preferirebbe giocare a 4 dietro, ma quando ha capito che il consolidato 3-5-2 dell’Udinese era difficilmente modificabile, si è adeguato a quel sistema di gioco, che comunque non disdegna. E in un futuro non prossimo, chissà che possa anche tornare al Torino.
L’amicizia tra Juric e Sottil
Fra l’altro, Sottil è amico di Ivan Juric. Lui e il tecnico granata si sono conosciuti al Supercorso di Coverciano e si sono piaciuti subito perché si somigliano, tipi selvatici e poco allineati. Quando lo intervistammo ai tempi di Ascoli, non ci nascose che, prima o poi, la panchina del Toro gli piacerebbe assai raggiungerla. Perché Sottil è ancora uno degli ultimi figli del vecchio Filadelfia, del Toro di Sergio Vatta, fino a 30 anni fa uno dei principali polmoni del calcio italiano. E quando sei cresciuto a pane, Toro e Filadelfia, qualcosa ti resta dentro per tutta la vita. Dunque, non per l’immediato ma quando e se sarà il momento, Sottil farà di tutto per tornare alle origini. Prima però, c’è da consolidarsi in A, dimostrare davvero di essere all’altezza della categoria. A iniziare dalla prossima uscita, con l’Udinese impegnata in casa Sassuolo. E sull’altra panchina, ci sarà quell’Alessio Dionisi che da allenatore ha bruciato le tappe, raggiungendo la A nella scorsa stagione, a 41 anni. Bella sfida, anche per capire chi dei due potrà avere più futuro. Per ora Dionisi sta 4 punti dietro Sottil…
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