Il valore delle divise di Serie A ha toccato un nuovo record in questa stagione. Lunedì sera con il Bologna debutta la quarta maglia dei rossoneri
Debutterà lunedì sera in campionato, nella sfida contro il Bologna, la quarta maglia del Milan. Strisce rossonere che si muovono su uno sfondo bianco: un design innovativo frutto della collaborazione tra lo sponsor tecnico Puma e la casa di moda Nemen. Accordi del genere sono sempre più frequenti nel mondo del calcio dove la maglia oltre che divisa di gioco è ormai diventata sia un capo di abbigliamento da vendere agli appassionati sia un oggetto per attrarre imprese desiderose di legare la propria immagine a quella del club. La conseguenza è che non c’è quasi più un centimetro quadrato libero sul tessuto: la casacca è uno spazio dove sfoggiare nomi e marchi, in cambio di assegni profumati. Quanto sono lontani i tempi in cui le maglie erano senza scritte o al massimo ne accoglievano una sola. Adesso la visibilità dei loghi è una leva per incrementare il giro d’affari, tanto che l’area commerciale pesa sul fatturato più del botteghino. Mettendo insieme i compensi derivanti dai partner ufficiali e dai fornitori tecnici, il valore delle maglie di serie A ha sfondato il muro dei 300 milioni di euro in questa stagione. Una cifra che per due terzi deriva dalle aziende che legano il nome alla squadra e per un terzo dai partner che forniscono il materiale sportivo. Oltre che un forziere dorato, la maglia è pure un mezzo per spostare in avanti la frontiera del design: si spiegano così le partnership tra club e case di moda per lanciare terze o quarte divise molto distanti dai colori sociali o dalla tradizione dei club.