in

Tacconi, storia di vita e di coraggio

Oggi sono settantuno. Settantuno giorni da quando, in quella sera astigiana, Stefano Tacconi venne colpito da un malore mentre partecipava a una cena benefica in favore della Croce Rossa Italiana, ospite della rassegna “La giornata delle figurine”. La diagnosi: emorragia cerebrale causata dalla rottura di un aneurisma. La prognosi: molto riservata. Accanto a lui, quella sera, c’era Andrea, uno dei quattro figli che Stefano ha avuto dalla moglie, Laura Speranza: gli altri sono Virginia, Vittoria Maria e Alberto. Andrea è stato il primo a soccorrere il padre e Dio solo sa che cosa provi un figlio quando vede il padre accasciarsi improvvisamente sotto i suoi occhi, dopo avergli sorriso per tutta la sera, dopo avere conversato con lui parlando di tutto e di più.

Da quella sera, Andrea insieme con i fratelli e la mamma, è stato il simbolo della forza di un amore grande, immenso, distillato ogni giorno e ogni notte, trasmesso a Stefano, sorretto dall’affetto e dalla simpatia di chi ama il calcio e ha ammirato il portiere della Juve che con la Juve aveva vinto tutto, in Italia e in Europa: due scudetti, una Coppa Italia, tutte e tre le coppe europee, la Coppa Intercontinentale. Stefano l’erede di Zoff. Stefano detto Tarzan per via del fisico atletico e della guasconeria, del coraggio e dell’orgoglio. «Non sono secondo neanche a Buffon». Stefano che dopo quella magica punizione calciata da Maradona sotto l’incrocio dei pali, sbottò: «Se avessi parato il tiro mi avrebbero dato una medaglia, ma è stato un onore avere preso quel gol da Diego. Quando ti segnano certi campioni puoi anche ricordarlo per tutta la vita e raccontarlo ai nipoti».

Passo dopo passo, giorno dopo giorno, Stefano sta meglio. Passo dopo passo, giorno dopo giorno, Andrea informa e il suo social diventa un punto di riferimento per chi vuol sapere come stia papa: «Mi manchi, stai combattendo come un guerriero. Sono con te, giorno e notte». E poi la foto tutti insieme e una parola scritta a lettere maiuscole: uniti. Accanto, l’emoticon del cuore. E il 23 maggio: «È passato esattamente un mese da quel terribile giorno, un mese fatto di terrore, paura, fiducia e speranza… e tu continui a lottare come un leone, Sono orgoglioso di te». Un altro cuore. Il 10 giugno, Stefano ha scritto un bigliettino: “S+L love”. L’ha fatto dopo la seconda operazione cui è stato sottoposto. Il 14 giugno, Stefano ha lasciato l’ospedale di Alessandria ed è stato trasferito in un centro di riabilitazione dove ha iniziato il percorso di recupero.

Il 21 giugno, Stefano ha scritto un altro bigliettino: «Dai, fra poco insieme». Andrea commenta: «Meraviglioso». Il 29 giugno, Andrea comunica un’altra buona notizia: «Oggi con l’aiuto dei fisioterapisti, papà ha fatto i suoi primi passetti. Un’emozione indescrivibile». Omnia vincit amor et nos cedamus amori, L’amore vince tutto, arrendiamoci anche noi all’amore. L’emistichio virgiliano è in calce a questa straordinaria storia di vita, di coraggio, di resilienza. Buona domenica, Andrea. Dillo anche a papà.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


Tagcloud:

As: “Atletico Madrid interessato a Bernardeschi”

Montero di nuovo alla Juve: il retroscena sul grande ritorno