«Questo meritato riconoscimento va a un allenatore responsabile di scuola calcio, che ha dimostrato con le sue doti di competenza, umiltà e umanità di avere un giusto approccio con piccoli calciatori, genitori e collaboratori, con il bambino al centro per la sua crescita tecnica e sociale. Un bell’esempio di un campione di calcio, ora allenatore, con spiccati valori educativi, etici e sportivi». Con queste lusinghiere motivazioni “Etica e Sport” (associazione di cultura sportiva nata nel 2014 come ideale prosecuzione di vari progetti che a partire dalle Olimpiadi invernali del 2006 hanno caratterizzato il territorio piemontese) ha premiato nei giorni scorsi a Torino a Palazzo Madama Silvano Benedetti, ex difensore cresciuto nel vivaio granata, da 22 anni responsabile della scuola calcio del Torino. Mai abbastanza elogiato (o elogiabile), Silvano rappresenta una colonna del vivaio. «Da quando ho cominciato, all’epoca insieme ad Comi, chiamati da Zaccarelli, sono passati nella scuola calcio quasi 10 mila bambini tra i 5 e il 12 anni. Una media di 300, 400 tesserati a stagione, con una quindicina di squadre allestite. A tutti questi bambini ho semprecercato di trasmettere l’eredità dei miei tempi, di quando ero io nel vivaio ai tempi del vecchio Fila. Il vivaio più vincente del Torino, con Vatta allenatore. Avevo 13 anni, quando entrai nel Toro»: fine Anni 70. «In Primavera vinsi due tornei di Viareggio e una Coppa Italia», fino a diventare poi un gran baluardo in prima squadra. Per la sua foto del profilo whatsapp, Benedetti ha scelto la formazione in campo nella finale Uefa del 1992. Bastadire questo? «In tutti questi anni ho sempre visto il mio impegno come una missione, espressione del mio grande amore per il Toro, trasmettendo ai giovani l’eredità dei tanti maestri del Fila che avevo respirato io: Ussello, Marchetto, Naretto, Cozzolino, Vatta. E attorno a tutti noi, don Rabino. Valori di sportività e tradizioni granata. Sono grato all’associazione “Etica e Sport”, guidata dalla presidentessa Silvana Accossato con al fianco Paolo Anselmo: dedico il premio a tutti gli allenatori, ai dirigenti e ai collaboratori che lavorano con me. E ai nostri bambini, ovviamente. E ringrazio il presidente Cairo che mi ha dato subito fiducia: dopo il fallimento del Toro, nel 2005, c’era molto da fare, il vivaio era tutto da ricostruire». In questi anni, con il suo fiuto e la sua sensibilità, Benedetti ha scoperto e poi allevato giocatori arrivati infine in prima squadra: in testa, oggi, Buongiorno, ricordando anche Barreca, Edera, Parigini, Aramu, Fiordaliso…
Buongiorno, giovanissimo leader
«Vi racconto un aneddoto. Nel 2001 cominciai con un doppio incarico, coordinatore della scuola calcio e allenatore. Prima partita della mia squadra: vittoria per 8 a 0. Beh, venni subito esonerato! Comi mi disse: “inevitabile, se no non hai abbastanza tempo per occupartidi tutta la scuola calcio”. Iniziai quasi per caso e poi è diventata, appunto, una missione. La passione è cresciuta anno dopo anno». Un altro aneddoto da raccontare riguarda Buongiorno. Che entrò a 7 anni nel vivaio granata. «Giocava in una società dilettantistica torinese, il Barracuda. Mi fu segnalato e non appena lo vidi in azione in allenamento con noi, colsi delle doti speciali. Mi bastò osservarlo. Aveva una statura da leader, in mezzo agli altri bambini. Personalità, visione, tocco di palla, maturità, senso tattico. Rimasi incantato. Il calcio è uno sport situazionale, in campo devi risolvere di continuo problemi. E lui già a 7 anni dimostrava una grande capacità nell’affrontarli e, appunto, nel risolverli. Un dono naturale. Io non avevo dubbi, ma Alessandro sì. Dopo quelprimo allenamento diciamo di prova, gli dispiaceva dover lasciare i suoi amichetti, i suoi compagni del Barracuda. Cercai di convincerlo con una controproposta: “facciamo così, ti alleni con noi per una settimana e poi decidi liberamente”. Beh, dopo 2, massimo 3 allenamenti era già felicissimo di restare, perché scoprì che eravamo una famiglia, non solo una scuola calcio e basta. Si affezionò immediatamente. Pensate che orgoglio per me, oggi, vederlo addirittura capitano del Toro! Vedo lui e ripenso a quando era un bambino… Ripenso anche alla mia esperienza quando entrai nel vivaio… Alessandro è sempre stato un ragazzo splendido, umile, innamorato del Toro. Una persona meravigliosa, prima che un ottimo giocatore. Merito anche dei suoi genitori, della splendida educazione che ha ricevuto. Anche per questo non mi stupisce affatto che ce l’abbia fatta a emergere. Sta anche frequentando l’Università, non perde mai di vista la realtà». Silvano, oggi, si rivede anche nell’identica lezione di Pulici, che ancor oggi segue i bambini della Tritium. «Perché i bambini ti fanno restare sempre giovane. Stai in mezzo a loro, li ascolti, li aiuti, ti arricchisci tutti i giorni. Sono loro a trasmetterti motivazioni speciali. Anche se hanno solo 5 o 6 anni, e tu tanti di più, con un gran bel passato in Serie A», conclude Silvano, pietra preziosa del Torino, testimone del Toro, gemma della tradizione granata
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