TORINO – Riascolti le parole di Belotti e pensi anche a Juric: come se l’effetto domino nella riflessione fosse consequenziale in questo ordine. E invece no, in fondo il Gallo ha soltanto (e si fa per dire, soltanto) portato in evidenza problematiche che riguardano in primis il tecnico croato. […] Anche da Juric è lecito attendersi una maggiore e migliore incidenza sui destini del Torino, sul prato. Ma cosa invoca dalla scorsa estate, in fondo? Sicuramente una programmazione sul mercato all’altezza di ambizioni volte a inseguire un piazzamento europeo: l’arcinota pretesa a rate di Cairo (in Conference League, prendiamola bassa).
Ma, a monte, un’organizzazione dirigenziale finalmente adeguata, pensando alla quotidianità spalmata nel tempo: una società ben strutturata, con professionalità variegate, attenta e pronta a risolvere i problemi e a mettere allenatore e giocatori nelle migliori condizioni per rendere. Una condivisione vera di programmi non a breve termine. Un miglioramento delle strutture in cui lavorare: concreto, rapido, efficace. Una direzione sportiva consona, coerente con le promesse, quindi improntata a rapporti costruttivi nella “doppia fase” con l’allenatore. Un settore scouting rinforzato e valorizzato, per promuovere la ricerca di giovani talenti davvero di qualità, a prezzi contenuti. Una presidenza/proprietà capace di ascoltare e intervenire più e meglio, senza ghirigori interpretativi (eufemismo).
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