TORINO – Ripetere l’avvio molle di Napoli, l’ultima grande squadra affrontata in campionato dal Toro, potrebbe rivelarsi nuovamente fatale. Al Maradona la gara dei granata venne condizionata da un approccio disastroso. Costato carissimo: la doppietta di Anguissa in 12’ ha spazzato via ogni velleità di risultato positivo degli uomini di Juric, inermi fino alla rete di Sanabria. Troppo tardi la reazione, comunque debole, della ripresa. Contro il Milan il problema legato all’atteggiamento si può perfino amplificare. Merito di un avversario che, nei primi quarti d’ora di primo e secondo tempo, ha segnato nove reti in campionato. Un bottino davvero cospicuo per il Diavolo, che non a caso si sta confermando ad altissimi livelli anche quest’anno. Per il Toro, invece, il dato dell’incisività nelle prime battute di gioco non è certamente favorevole, anzi: un solo gol finora, quello realizzato da Ola Aina al 14’ della sfida della Dacia Arena. Così i granata hanno costruito i presupposti per i tre punti: mettendo subito in chiaro le cose, facendo capire all’Udinese che l’atteggiamento sarebbe stato quello dei giorni migliori. Tuttavia, il mood mostrato in Friuli deve diventare una costante. A cominciare dall’incrocio contro i campioni d’Italia, nel quale servirà un Toro sveglio e lucido, che si riveli in grado di gestire gli avvii dirompenti del Milan.
Il Milan ha dei punti deboli che Juric può colpire
In questo senso, la carica dovranno suonarla i protagonisti più attesi. Partendo da capitan Ricardo Rodriguez, ovviamente motivato a far bene contro i rossoneri anche in virtù del proprio passato infelice a Milano: la voglia di riscatto è sempre viva, nonostante la parentesi a San Siro da padrone di casa sia da tempo acqua passata. Dall’attenzione difensiva passa la tenuta del Toro, chiamato però a far gol, missione complicatissima quest’anno. Alla trequarti il compito di impensierire da subito Tatarusanu: il Milan ha dei punti deboli che Juric può colpire. Facendo leva anche sulla fame di Pietro Pellegri. Il momento d’oro dell’attaccante classe 2001 deve diventare contagioso: il Toro gli chiede di colpire con continuità, di scendere in campo da subito con un atteggiamento da leader. Solo così la sua squadra può gettare le basi per costruire un grande risultato, perché a dover rincorrere ci stanca di più. E arrivare alla meta diventa spesso impossibile: la trasferta di Napoli è una lezione da ricordare.
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