Gli tocca il Milan, quel Milan che è tra i club che lo segue con grande interesse per la prossima stagione. Gleison Bremer comunque non si scompone: magari all’inizio del suo percorso in granata gli sarebbero tremate le gambe, all’idea di vedersela con due mostri sacri quali sono Giroud e Ibra, ma non adesso. Non ora che il brasiliano è il leader della difesa del Torino, nonché uno tra i centrali più ambiti in Europa, sul mercato: in testa e in accelerazione l’Inter. Mercato del quale sarà un indubbio protagonista, in estate. Bremer ha rinnovato con il Toro al 2024, ma soltanto per consentire al cub che lo ha scovato nell’Atletico Mineiro di monetizzare da una sua cessione. Con annesso un patto: a fronte di una offerta uguale o superiore ai 25 milioni, il difensore potrà chiedere di essere ceduto.
Bremer, le parole a Dazn
Bremer, salvo sorprese, ha insomma chiuso il cerchio, nel Toro: da giovane di belle speranze è prima diventato un giocatore affidabile, quindi un centrale di assoluto livello. Da grande club quale non è, o almeno non è ancora quello di Cairo. Juric ci spera, ma per adesso appunto di ipotesi ottimistiche si tratta. «Bremer nei confronti della società ha fatto un gesto fantastico – spiegava il tecnico -. Adesso Cairo e Vagnati potranno valutare le cose senza pressioni, però il mio obiettivo è che uno come Bremer voglia restare qui e firmare per cinque anni». Le basi sono state poste, ma il lavoro affinché “un Bremer” voglia sposare la causa granata è ancora tanto. Per adesso il Milan ha un peso, il Toro un altro. E, parlando di peso anche misurato in chilogrammi e non solo in qualità, il Milan nel reparto offensivo ne ha parecchio: «A uno come Ibra stai attaccato per cercare di anticiparlo – racconta Bremer a My Skills, sulla piattaforma Dazn -: è grosso e devi saper usare bene il fisico. Con uno come Osimhen, invece, con palla libera devi scappare sempre: a lui non piace la palla nei piedi, vuole essere lanciato».
Intelligente, roccioso e con Van Djik come riferimento: questo è Gleison Bremer, protagonista della nuova puntata di “My Skills”, il format di DAZN che racconta i segreti tattici e tecnici dei talenti della Serie A TIM, in collaborazione con Cronache di spogliatoio. L’episodio è un viaggio nei segreti tecnico-tattici del talento del Torino e rivela chicche sulle sue skill tecniche, i movimenti in campo, la visione e il ruolo che lo contraddistinguono.
Il sudamericano affronta questioni tattiche e tecniche: «Tra la difesa a 3 e quella a 4 preferisco quella a 3 perché è la linea con la quale mi sono consacrato. Per quanto mi riguarda ho imparato a usare la testa in campo, non è una dote naturale. Bisogna capire quando scappare e quando è il momento di andare: non si gioca soltanto attraverso la forza, intercettando a marcando. E’ più complesso di così. E poi va conosciuto bene l’avversario: se è veloce non posso stargli sempre attaccato perché se mi fa un movimento corto-lungo sono morto. Se l’attaccante è più lento invece gli sto sempre attaccato e gioco subito sull’anticipo». Bremer si presta quindi al gioco dei riferimenti, elencando quei colleghi che lo hanno ispirato in passato, o ai quali si ispira tuttora: «Mi è sempre piaciuto Lucio, ma tra i contemporanei chi è veramente forte è Van Dijk. Ha sofferto un po’ l’infortunio (rottura del legamento crociato in uno scontro con Jordan Pickford il 17 ottobre del 2020, ndr), però ha tutto: fisico, palleggio, senso della posizione. Tra chi gioca in Italia dico invece Koulibaly, è un altro difensore davvero forte».
Un aspetto nel quale Bremer si è distinto, nel Toro, non è però strettamente legato a un intervento difensivo. Il brasiliano sa infatti rendersi letale nell’area avversaria. Ben 13 le reti segnate, in granata (105 le presenze, ivi compresi diversi spezzoni tra agosto 2018 e ottobre 2019, coinciso con il periodo di apprendistato in Italia): 11 in campionato e 2 in Coppa Italia. Queste ultime segnate proprio al Milan, nel turno della competizione nazionale andata in scena il 28 gennaio del 2020 (4-2 a San Siro per i rossoneri l’esito finale, raggiunto dopo i tempi supplementari). Un bottino, gli 11 gol in A, che lo rendono il difensore centrale più prolifico nella storia del Torino, in campionato (al secondo posto il polacco Glik a quota 10). Annullare Giroud e Ibra – buttando un occhio a Leao – e puntare al terzo gol al Milan che così diventerebbe la sua vittima preferita (Bremer ha segnato 2 volte anche contro Genoa e Cagliari): questi i prossimi obiettivi di Gleison.