VERONA – Il Verona che andrà domenica al Castellani di Empoli lo farà con una formazione parecchio incerottata: “C’è da inventarsi qualcosa – ammette nella conferenza stampa di presentazione della sfida il tecnico gialloblù Igor Tudor – visto che abbiamo recuperato pochi elementi. È una situazione un po’ particolare, siamo di fatto in emergenza. Dobbiamo accettarlo, preparando la partita senza scuse. Il mio modo di vedere lo sport sin da quando giocavo è che nei momenti difficili bisogna dare di più. Ho avuto la fortuna di giocare con i più forti, come Zidane, ed ho capito che si esaltavano nelle problematiche. Un atleta è sempre un atleta, il modo di vivere il calcio a tutti i livelli deve essere questo. Penso di allenare giocatori forti che ragionano così. Domenica metteremo in campo un’ottima formazione comunque, faremo la nostra partita contro un avversario forte e con un’identità ben definita. Sarà una gara difficile visto l’Empoli gioca allo stesso modo contro tutti: ed è sempre il modo giusto. Le difficoltà vanno sempre viste come un’opportunità, specie per chi ha fatto qualche partita in meno. Mi è dispiaciuto non dare spazio a Hongla perché gli altri facevano bene, ora sono felice di farlo giocare. Dalla prossima, poi, avremo a disposizione anche Retsos“. La gara vedrà di fronte due realtà che hanno fatto parlare molto bene di sé in questa stagione: “Noi la sorpresa del campionato? Non sta a me dirlo – sottolinea Tudor – io alleno, provo a ottenere sempre il massimo dai giocatori. L’ho detto sei mesi fa: le società migliori sono organizzate con meno persone possibili. Abbiamo un buon rapporto con Setti e D’Amico, professionale, ognuno fa il suo lavoro. Come dovrebbe essere, niente di meno e niente di più. Bisogna stare sempre sul pezzo, perché lo sport è così. Nel calcio non c’è bianco o nero, forte o scarso: bisogna sempre ragionare col grigio, a metà strada. Di certo abbiamo fatto cose importanti, probabilmente è il mio anno migliore da allenatore. Anche in questo, però, c’è una valutazione superficiale: a Udine ho avuto la stessa media punti che ho qui. Per fare paragoni bisogna sapere tutte le cose, e a volte non è facile. Comunque non voglio fare commenti sul mio lavoro, non credo sia giusto“.
“La gente di Verona non è razzista”
Tiene ancora banco la vicenda dei cori che i tifosi veronesi hanno rivolto al napoletano Osimhen nell’ultimo turno di campionato, costato una giornata di porte chiuse per la curva sud del Bentegodi: “I cori col Napoli? La società – ricorda Tudor – ha già preso posizione. A Verona io sono uno straniero, ma mi sento di dire che la gente di Verona è tutto tranne che razzista. Questa è l’osservazione che posso fare io“. A Verona Tudor sembra stare molto bene e, con tutta probabilità, la prossima stagione potrà iniziare il suo lavoro sin dal ritiro estivo: “Sicuramente il ritiro fornisce una base su cui costruire – spiega il tecnico subentrato dopo tre giornate ad Eusebio Di Francesco – mentre quando entri in corsa conosci subito i punti di forza della squadra. Ci sono due aspetti: quello fisico e quello tecnico. La forza di questa squadra è sempre stato il pressing, l’intensità. Poi c’è da aggiungere la fase d’attacco. La base la devi mettere sempre nella preparazione, mentre quando hai bisogno di punti devi andare sulle cose che ti danno più garanzie. Poi a mano a mano aggiungi qualcosa in fase d’attacco, ma ci vuole più tempo. Se lavori molto alla fase d’attacco dai l’input di pensare meno alla fase difensiva, che è quella che ti porta punti. Le italiane fuori in Europa? Nel calcio ci sono sempre più esigenze. Gli altri vanno avanti, si preparano: devi dare tutto alla squadra. Prima un dieci faceva la differenza, ora con la corsa lo imbrigliano. Non credo che il calcio italiano sia così indietro, la differenza con gli altri campionati è minima: lo dimostra l’Inter, che ha fatto una grande partita di coraggio a Liverpool, e la vittoria di ieri dell’Atalanta“.