BRESCIA – Negli ultimi anni ci ha provato prima con un metodo old style (prendere o tenere i migliori), la scorsa stagione con un mix tra giovani e vecchi, stavolta non ha avuto dubbi costruendo un Brescia a chilometri zero o giù di lì. Massimo Cellino, cinque campionati di B e uno solo di A da quando è alla guida del club biancoazzurro dopo aver promesso di togliere la piazza dalla mediocrità calcistica in cui è sprofondato dopo gli anni di Baggio, Guardiola e Mazzone, ha deciso di mutare la propria filosofia calcistica. Un po’ per i suoi guai extra calcio (maxi sequestro di 59 milioni di euro per reati fiscali, anche se la sentenza non è ancora definitiva), un po’ perchè forse ha davvero capito che il calcio è cambiato e senza un attenta programmazione non si va in Serie A o al massimo si fa un brevissimo viaggio di andata e ritorno. Con stipendi molto più bassi, attorno al pentagono di big Cistana–Adorni–Moreo–Viviani–Benali, Cellino ha formato un gruppo la cui età media nelle prime cinque giornate del campionato è stata la terza più bassa del campionato. Poco più di 24 anni a giocatore per un Brescia che, contro ogni pronostico, è in vetta alla classifica assieme alla Reggina dell’ex Pippo Inzaghi con cui proprio la stagione scorsa Cellino andrò presto alla rottura, provando ad esonerarlo una prima volta a febbraio per poi cacciarlo a sette giornate dalla fine con le rondinelle ancora in corsa per la promozione diretta.
In estate, il presidente ha consegnato a Pep Clotet un gruppo che il tecnico catalano di formazione inglese ha modellato in ritiro per portarlo poi a passare il primo turno di Coppa Italia, dominando a Pisa, e a conquistare 12 punti nelle prime 5 partite di campionato. Da quando esistono i tre punti a vittoria è la seconda miglior partenza di sempre nella storia del Brescia in Serie B: solo Serse Cosmi aveva fatto meglio nella stagione 2007-08 quando cominciò con 5 vittorie su 5.
Dopo essere rimasto deluso dal rendimento di giocatori come Sabelli, Proia, Pajac e Palacio, Cellino in un primo tempo voleva limitarsi a un mercato di secondo piano con giocatori presi dalla Serie C. La batosta subìta alla seconda giornata a Frosinone a mercato ancora aperto, gli ha consigliato di ripiegare su un paio di giocatori d’esperienza (Federico Viviani e Ahmed Benali), ma il loro apporto finora è stato limitato e a brillare sono stati più che altro giovani come Galazzi, Papetti e Bianchi o giocatori di talento, non più giovanissimi, ma certo nemmeno da rottamare, che avevano solo bisogno di essere rilanciati come Ndoj, Lezzerini e Ayé. Ogni gruppo che si rispetti ha però bisogno anche di un leader e il totem del Brescia si chiama Stefano Moreo. Cellino ha resistito all’offertona estiva del Pisa (quasi 3 milioni) e si è tenuto stretto il miglior marcatore della scorsa stagione (10 gol), che Clotet riesce a far sacrificare proprio quando non sembrava possibile che “mister generosità” riuscisse ad andare oltre il tanto che già fa da anni nelle due fasi.
Moreo si è sbloccato segnando sabato scorso a Modena (anche un assist), dopo che nella gara precedente con il Perugia aveva sbagliato un rigore (fisiologico per le tante energie che spende in ogni match). Ma se con Inzaghi e poi Corini, lui era il terminale offensivo, quest’anno le reti sono più distribuite anche tra gli altri attaccanti: degli 8 gol segnati in 5 partite, 6 sono arrivate dal reparto avanzato (Ayè e Bianchi 2, Moreo e Galazzi). Dopodomani il Brescia sarà protagonista nell’anticipo della sesta giornata: sotto i riflettori del Rigamonti arriva il Benevento e quello che ancora manca a questa squadra è un seguito di pubblico all’altezza anche nei match casalinghi. Sabato a Modena i tifosi erano quasi un migliaio, ma a Mompiano finora non si è andati oltre i 4500.
Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi!