Zero punti nelle prime tre partite, undici nelle successive cinque. Il Sudtirol non perde più. Quelle che qualcuno aveva battezzato troppo in fretta come la possibile cenerentola della Serie B di quest’anno, è diventata improvvisamente la squadra del momento. L’arrivo di Pierpaolo Bisoli ha dato la scossa. Dopo il miracolo di Cosenza, l’uomo delle imprese è riuscito a riportare fiducia ed entusiasmo e a riaccendere le voci di un interesse del colosso Red Bull per l’acquisto della società. Il direttore sportivo Paolo Bravo, che nel giro di pochi mesi ha dovuto cambiare quattro allenatori, spiega: «La nostra è stata una stagione di rincorsa. A giugno io stavo già programmando il nostro primo, storico campionato con Javorcic dopo la promozione ottenuta grazie alla pianificazione, che è alla base del nostro lavoro: nello scorso campionato di Serie C non eravamo certo i più forti o quelli con il budget più ampio a disposizione. Arrivata l’offerta del Venezia alla quale Ivan non poteva dire di no, mi sono orientato su Zauli ,con il quale avevo già lavorato al Sant’Arcangelo, ma non è scattato il feeling e abbiamo deciso di separarci prima dell’inizio della stagione. Dopo aver dato la panchina al vice Greco, ho deciso di puntare su Bisoli al quale posso dire solo grazie per quello che sta facendo».
Sudtirol e la questione RedBull
Il motivo è ovvio: «Siamo riusciti a entrare nel campionato, anche se il nostro profilo rimane basso perché sappiamo quanto sia difficile la Serie B. Noi dobbiamo fare legna e l’allenatore che abbiamo scelto è l’ideale perché riflette anche quello che è il profilo del Sudtirol come società e squadra: siamo sempre stati una compagine difficile da affrontare per la determinazione con cui affrontiamo le partite e Bisoli dà questa impronta alle sue squadre. È un allenatore che non si lamenta mai, sempre sul pezzo, meticoloso, bravo ad entrare nei particolari». L’obiettivo rimane ovviamente «solo e soltanto la salvezza e sappiamo che ci sarà da soffrire». Sperando a breve di recuperare alcuni giocatori ancora al palo come Sprocati e Marconi. E la storia della Red Bull invece? «Io sono un uomo di campo – dice Bravo – e penso solo a quello. Mi ritengo uno fortunato per l’autonomia gestionale sul piano tecnico che la proprietà mi dà ogni giorno. A cose più grandi però pensano loro. Una cosa è certa: non bisogna meravigliarsi se dei colossi si interessano a un club come il nostro, che è sanissimo economicamente e dotato di strutture di primo livello».
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