Virtuoso, ma questa volta anche un po’ arrabbiato. Non si può proprio dire che il Benfica sia un club permaloso. La società “Encarnada” non solo è cosciente di rappresentare un trampolino di lancio (probabilmente il migliore sulla piazza) per i campioni del futuro, ma è anche contento di esserlo, al punto da averne fatto la sua principale via di sostentamento. La tanto invocata sostenibilità, all’ombra del Da Luz, è stata raggiunta proprio grazie alle maxi operazioni nelle quali gli abili dirigenti lusitani si sono specializzati.
Se prendiamo in considerazione gli ultimi dieci anni, infatti, il Benfica ha incassato grazie alle cessioni eccellenti dei suoi campioni in fieri la bellezza di 1,3 miliardi di euro che al netto dei 560 milioni investiti, a sua volta, sul mercato danno un beneficio pari a 740 milioni, spicciolo più, spicciolo meno. Questo non ha impedito al club più vincente della storia della Primeira Liga portoghese di conquistare cinque degli ultimi nove campionati che, salvo imprevisti, dovrebbero diventare 6 su 10 la prossima primavera. La squadra di Roger Schmidt, però, oltre ad aver già scavato un solco importante in classifica, ha anche dimostrato sul campo di essere nettamente superiore alle proprie avversarie. Prova ne sia il primo posto conquistato nella fase a gironi della Champions League, nonostante il giorno del sorteggio, la presenza nel suo stesso gruppo di Paris Saint Germain e Juventus, aveva indotto a pensare che, nel migliore dei casi, i ragazzi in rosso avrebbero fatto la bella figura propria dei terzi incomodi.
E invece no
E, invece, no. I ragazzi agli ordini del tecnico tedesco si sono rivelati terribili. Uno su tutti: Enzo Fernández. Una grande prima parte di stagione e un Mondiale da protagonista gli sono valsi le luci della ribalta. A tal punto che il Chelsea ha deciso di mettere sul piatto i 121 milioni della sua clausola per portarlo subito allo Stamford Bridge. Il Benfica, però, avrebbe gestito la situazione in maniera diversa. Non a caso, Manuel Rui Costa non ha fatto nulla per nascondere la propria contrarietà a un’operazione che, a suo modo di vedere, si è chiusa troppo velocemente. Il presidente della società biancorossa, infatti, avrebbe accettato ben volentieri i milioni di Todd Boehly il prossimo mese di luglio perché, così come il suo allenatore, considerava l’ex mediano del River Plate una pedina fondamentale della squadra: «Abbiamo fatto tutto il possibile per evitarlo. Sono triste che sia andato via, ma non ci metteremo a piangere per un giocatore che non voleva stare qui».
Non proprio le parole che ci si aspetta dal presidente di un club cosiddetto “vendedor” che dovrebbe essere fiero di aver obbligato un club “comprador” a sborsare la quantità prevista dalla clausola di rescissione. Ed è per questa ragione che la sensazione è che, quest’anno, il Benfica pensava di poter dire la sua, in una stagione anomala come quella del Mondiale di fine autunno, anche in Europa. E magari potrà ancora dirla, ma dovrà farlo senza Enzo Fernández che, dalla sua, ha fatto irruzione nella top ten delle migliori (in termini economici) cessioni della società di casa al Da Luz, preceduto soltanto dai 127 milioni che l’Atlético Madrid decise di pagare nell’estate del 2019 per il suo nuovo compagno di squadra al Chelsea, in virtù del prestito dall’Atletico Madrid, Joao Felix. Alle loro spalle gli 80 (che grazie ai bonus potrebbero diventare 100) versati la scorsa estate dal Liverpool per portare Darwin Nuñez ad Anfield Road. Questo per dire che l’amaro in bocca tra qualche settimana sarà passato mentre le casse saranno ancora piene.