La mattina di ieri è iniziata con l’accorato appello di un sindacalista a difesa di un lavoratore maltrattato. Erano parole vibranti, per denunciare i diritti violati di un uomo che «sta subendo danni gravi» e vede «calpestata la sua dignità».
Dichiarazioni nelle quali riecheggiavano i toni delle battaglie di Amnesty International e quelle delle Trade Unions dei minatori inglesi. Parole importanti in un periodo di accesi scontri sul salario minimo e i diritti dei lavoratori, solo che scorrendo la fremente denuncia si scopre che la vittima è Leonardo Bonucci, calciatore della Juventus che percepisce (dal 2018) uno stipendio di un milione di euro al mese lordo, il che significa quasi 34 mila euro al giorno, più di quanto un insegnante guadagna in un anno. E quelle parole sono suonate come unghie sulla lavagna.