In viale della Liberazione le considerazioni del tecnico bianconero non sono passate inosservate. I dirigenti nerazzurri ritengono che il loro lavoro in economia sia stato svilito, perché da tre anni costruiscono la squadra chiudendo in attivo o in parità il mercato
“Inter, Milan e Napoli sono più attrezzate di noi” ha ripetuto Allegri ieri sera, dopo la vittoria di Firenze. Poi ha aggiunto: “Abbiamo davanti una squadra (l’Inter, ndr) che è costruita da anni per vincere gli scudetti”. In viale della Liberazione le parole dell’allenatore della Juventus non sono passate inosservate. Anzi, non sono piaciute perché i dirigenti nerazzurri sono convinti che la realtà sia molto diversa rispetto a quella che ha raccontato il tecnico di Livorno. Non tanto la considerazione relativa alle milanesi e al Napoli più attrezzati rispetto alla Signora nella corsa per il tricolore: quella è un’opinione personale, dettata anche dalla volontà di Max di tenere la sua formazione lontana dai riflettori, evitandole la pressione del pronostico. L’altra affermazione, quella sull’Inter “costruita da anni per vincere gli scudetti”, ha dato più fastidio perché Marotta, Ausilio e Baccin conoscono le difficoltà con le quali hanno fatto i conti, dal 2021 in poi, per rimanere competitivi. Senza investimenti di mercato, ma anzi con la necessità di chiudere in attivo o al massimo in parità il bilancio.
INVESTIMENTI… DIVERSI
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Al di là del bilancio in cui (complici le formule) sono state contabilizzate le operazioni, l’Inter ha chiuso la campagna acquisti-cessioni del 2021-22 con un attivo di un centinaio di milioni complici le cessioni di Lukaku (115 milioni) e Hakimi (68), due colonne della squadra che aveva vinto il campionato con Conte. Ha acquistato tra gli altri Correa (33), Gosens (25) e Dumfries (12,5), ma ha reinvestito poco più di un terzo dei ricavi e così ha dato ossigeno al bilancio del club, passato da un passivo di 245,4 milioni a uno di 140. In attivo, di una decina di milioni, anche la campagna trasferimenti 2022-23, caratterizzata dalle partenze di Pinamonti (20 milioni), Casadei (15) e Di Gregorio (4) e dagli arrivi di Lukaku (7,8 per il prestito), Asllani (14), Bellanova (3 per il prestito) più le commissioni per Onana e Mkhitaryan. In sostanziale parità invece il mercato della scorsa estate con gli incassi da Onana (se il camerunense raggiungerà un certo numero di presenze e lo United si qualificherà per la Champions la cifra salirà fino a 55 milioni), Brozovic (17,5), Gosens (13 più bonus) e di alcuni giovani (in tutto 22 milioni) e le spese per portare alla Pinetina Sommer (7), Frattesi (33 milioni), Thuram (8 di commissioni), Pavard (30 più 3 di bonus), Arnautovic (10), Carlos Augusto (13 più 3 di bonus), Acerbi (4) e Bisseck (7). Insomma, nessun investimento, ma anzi cessioni importanti per migliorare i conti e tenere alto il livello di competitività. Differente il discorso per la Juventus che nelle stesse tre stagioni ha preso, tra gli altri, Vlahovic (70 milioni più 10 di bonus più 11 di oneri accessori), Bremer (41 milioni più 9 di bonus), Kean (38), Locatelli (30), McKennie (20,5), Kostic (13) e Weah (11,3) e ha venduto, come principali operazioni, De Ligt (67), Demiral (20), Kulusevski (40), Bentancur (19), Romero (17) e Cristiano Ronaldo (17). Più spese che incassi, da qui l’aumento di capitale di 200 milioni varato dalla proprietà pochi mesi fa.
idee e lavoro
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L’Inter, dunque, è rimasta ad alti livelli e ha vinto 4 trofei nelle ultime due stagioni grazie al lavoro di Inzaghi sul campo e alle idee di mercato della dirigenza che ha piazzato colpi da maestri con i parametri zero Calhanoglu, Mkhitaryan, Onana, Thuram, Cuadrado, Sanchez e Klaassen. Le squadre costruite per vincere gli scudetti, secondo l’interpretazione che danno in viale della Liberazione, sono quelle che per anni chiudono in passivo le campagne trasferimenti. Non l’Inter… Possibile che a breve il concetto sia ribadito pubblicamente. Perché se le valutazioni sulle rose sono soggettive, i numeri non possono essere interpretati. Su questo nel quartier generale nerazzurro nessun dubbio.