Il tecnico dei pugliesi: “Porteremo in prima squadra due-tre Primavera. Andai al Milan a 16 anni, il mito era Van Basten”
24 luglio
– folgaria (trento)
L a cultura del lavoro l’ha imparata da papà Francesco e mamma Antonia, abruzzese e pugliese, emigrati in Germania quando Roberto D’Aversa era appena nato, e tornati a Pescara per poi avviare l’attività di commercianti ambulanti, sempre in giro per i mercati. Forse era un segno del destino perché il tecnico che Pantaleo Corvino ha scelto per il dopo Marco Baroni a Lecce, tra vita da calciatore e da allenatore, e pure dirigente a Lanciano, ha girato 17 piazze. Con un chiodo fisso: “Vivo per il calcio. Una passione coltivata più in solitario. I miei non mi seguivano tanto. Questo è un ambiente strano e non avrei mai voluto vederli soffrire perché, magari, il figlio, dalle tribune veniva criticato”. D’Aversa è uomo di sostanza, concretezza, ragionamento. “Ho sempre voluto fare il play in campo”. Lo prese il Milan, a 16 anni.