Programmazione, competenza, scouting e crescita. Quattro pilastri su cui si basa la sorpresa Lecce. I salentini hanno iniziato da quache anno una nuova politica per dare un futuro positivo alla società in termini di bilanci. Dal presidente Sticchi Damiani a Corvino fino ad arrivare all’allenatore Baroni e tutto staff dello scouting: l’idea passa lungo tutto la piramide giallorossa ed è di comune accordo per portare avanti un sistema davvero importante. Spesso nel calcio italiano i progetti iniziano e poi vengono messi da parte dopo una serie di risultati negativi.
Questo non è il caso del Lecce che ha saputo indirizzare le energie positive lavorando al binomio risultato e progetto appoggiandosi e dando fiducia a un allenatore come Baroni, bravo con i giovani e le idee tattiche. Dalla promozione dalla B alla salvezza quasi raggiunta in Serie A, nel mezzo una continua crescita di talenti tra giovani e sorprese, senza contare il fattore stipendi, l’età media e una Primavera che vola con giocatori futuribili per la prima squadra.
Lecce, dietro le quinte del progetto
La vittoria di Bergamo è soltanto l’ultima di una stagione da rivelazione per il Lecce. Un successo che certifica la bontà del lavoro che i salentini hanno messo in campo partendo da idee concrete. I gaillorossi contro l’Atalanta hanno dato prova di un progetto che funziona sia dal tecnico e sia da quello extra campo con un bilancio positivo. Per un club, soprattutto piccolo come quello pugliese, è importante tenere i conti in ordine e quando riesci a farlo facendo anche calcio è un plus notevole. Il ritorno di Corvino ha dato la sua impronta: scouting e giovani, da sempre un mago nello scovare il talento e poi rivenderlo a peso d’oro.
Questo il vero successo del Lecce abbinato a ingaggi ed età media tra le più basse in Serie A. Andando a spulciare dati e valori si nota facilemente come spesso l’undici dei pugliesi è composto per quasi il 50% da ragazzi nati nel nuovo millennio. Il lavoro di Baroni sulla crescita dei singoli sta portando i suoi frutti nel lavoro del gruppo, trascinato da giocatori di qualità e quantità. Ventiquattro anni circa è l’età media della rosa, la più bassa in A (con il Torino) e un tetto massimo degli ingaggi a 500 mila euro. Conti a posto dicevamo, la salvezza (ormai in tasca con 10 punti sul Verona) sul campo passa anche dalle idee dietro la scrivania. Per un entusiasmo in città che non si vedeva da diversi anni.