Dall’esordio del 9 settembre 1973 alla grande festa dell’Olimpico: 50 anni giallorossi
B azzecole del tempo, buffet freddo da calendario, ma a questo ci aggrappiamo, sapendo che sono chiodi posticci, ostie di marzapane da deglutire con un attimo di commozione, soprattutto se, nel caso in questione, hai cuore e perizoma giallorossi. Giorni fa gli inverosimili e quasi oltraggiosi settant’anni del Divino, festeggiati o quasi sicuramente no (conoscendo il tipo) nella remota Porto Alegre, domani all’Olimpico i cinquant’anni da romanista certamente festeggiati, eccome, di Brunetto di Nettuno, detto anche da mezzo mondo MaraZico dopo le sue imprese dell’82 mondiale. Prima ancora c’era stata la morte crudele di Aldo Maldera, una pasta d’uomo, romanista e romano d’adozione, l’autobiografia di Sebino Nela, dinamite pure, detto Hulk per l’esuberanza che gli gonfiava i muscoli e gli strappava le vesti, i trionfi ogni dove di Carletto Ancelotti, il non più Bimbo ora allenatore. Prima ancora se n’erano andati il Capitano, il Barone e il Presidente. Il primo, nella malinconia più infinita. Era quella Roma lì degli anni 80, quella che ci provava ogni volta a imbronciare le facce di Boniperti e di Platini e qualche volta ci riusciva. La Roma della zona celeste che indusse il riveriano incallito Carmelo Bene a confessarsi devoto giallorosso per tutto il tempo che durò quella grazia, tre anni almeno.