Da Di Stefano che sorprese persino le tv ai gol “alla Bettega”, così è nato uno dei tocchi più celebri nella storia del calcio
Segnare un gol di tacco è un esercizio di sopravvivenza. Di più: è la prova che l’uomo, nonostante il destino stia correndo da un’altra parte, ha la forza e l’energia per cambiarne la direzione. Il pallone ti ha ormai sorpassato, sta andando oltre i tuoi limiti, tu sei sbilanciato con il corpo in avanti e in precario equilibrio, condannato a non arrivare più all’appuntamento che tanto avevi sognato. E poi, d’improvviso, un lampo della fantasia, l’estremo tentativo per restare aggrappato all’ipotesi della felicità: ti fai coraggio, metti da parte la delusione, raccogli le ultime gocce di benzina che restano nel serbatoio e con la gamba più arretrata rispetto al pallone lo colpisci quando questo sta ormai dicendoti addio.