MILANO – Talenti cristallini e un po’ incazzosi. Nicolò Barella non è il primo e non sarà certamente l’ultimo all’Inter. Lui trascende un po’ troppo spesso (e questo – se non si darà una regolata – potrà minare la sua rincorsa alla fascia da capitano), tuttavia nella storia nerazzurra è comunque in ottima compagnia. Christian Vieri, per esempio, era sempre alquanto esigente e – contrariamente al soprannome che gli avevano affibiato a Madrid (il Muto) – quando c’era da rimproverare un compagno o mandarlo a quel paese, non faceva nulla per trattenersi. Idem per Zlatan Ibrahimovic che ha costruito una carriera sulla fama di duro: «Non ho mai avuto un compagno di squadra così e non è facile allenarsi con lui tutti i giorni perché ha una mentalità pazzesca – ci confessò in un’intervista Alexis Saelemaekers -. Ibra vuole sempre che ognuno tiri fuori il meglio di sé, urla e ti spinge ad andare oltre ai tuoi limiti». E se sgarri: guai a te, in allenamento ma pure in campo. Mitologiche le sfuriate di Lothar Matthäus, uno che, a livello di sbracciate, poteva serenamente competere con Barella: il tedesco invitava sempre i compagni ad avere il baricentro alto, ad attaccare, a pressare, ad azzannare gli avversari finché, un bel giorno Trapattoni gli disse: «Lothar, guarda che pure io sono contento se abbiamo un calcio d’angolo per noi, anziché contro di noi».
Il silenzio del Mago a Catania
In tema di litigate in campo, memorabile quanto accadde a Catania, dove la Grande Inter era impegnata in un pomeriggio dove il sole si alternava a qualche scroscio d’acqua. Nel primo tempo, Giacinto Facchetti scivolò un paio di volte e decise di andare a bordo campo per cambiare gli scarpini. Helenio Herrera, con la squadra in inferiorità numerica, decise di dirottare sulla fascia Luisito Suarez che – per nulla contento di fare il terzino – iniziò a inveire e a dire di tutto contro il povero Facchetti. Episodio che ancora oggi raccontano divertiti i protagonisti di quella squadra, questo perché all’intervallo, una volta rientrata l’Inter nello spogliatoio, tutti erano curiosi di capire con chi se la sarebbe presa Herrera, essendo Facchetti e Suarez due suoi fedelissimi. Il Mago – uno che sapeva stare al mondo – fece finta di nulla, chiudendo lì l’episodio.