“Inter-Udinese? Per me non era calcio di rigore. Non lo era in campo e tantomeno era passibile di una chiamata al Var. Probabilmente, e questo perché siamo uomini, potrebbe aver inciso quello che era successo a Bologna con lo stesso Di Bello pochi mesi fa. L’uniformità di giudizio è l’Eldorado degli arbitri, è la cosa più difficile da raggiungere sia all’interno di una stessa partita che all’interno di un campionato”. Così l’ex arbitro di Serie A Claudio Gavillucci, intervenuto ai microfoni di Rai Radio1 a proposito del calcio di rigore concesso ieri sera all’Inter dall’arbitro Di Bello nella vittoria contro l’Udinese per 4-0 firmata dalle reti di Calhanoglu, Dimarco, Thuram e Lautaro Martinez.
Gavillucci e la “sudditanza”
“Sudditanza psicologica? Io parlerei più che altro di sudditanza mediatica – continua Gavillucci – perché quando ero ai massimi livelli dell’arbitraggio italiano ho percepito che a fronte di una contestazione mediatica delle squadre che, a prescindere dai colori, hanno una potenza mediatica maggiore, c’era poi un’attenzione nella designazione di mandare o non mandare un determinato arbitro. L’emblema è il caso di Orsato che dopo l’episodio di Inter–Juventus non ha più arbitrato l’Inter per anni. Quindi non mandare un arbitro che avesse sbagliato con quella squadra che aveva fatto casino sui giornali e sui media”.