Esperienza al top e centimetri utili nelle due aree. Il francese nasce terzino, ma non di grande spinta: ha passo e letture per essere il nuovo Skriniar dei nerazzurri
L’ultimo tassello verrà inserito nelle prossime ore, ma adesso sì che l’Inter è al completo. Anche il vuoto lasciato dall’addio di Milan Skriniar è stato colmato, ora Simone Inzaghi ha i famosi sei titolari di cui ha bisogno per puntare allo scudetto. E ovviamente per provare a ripetere una cavalcata emozionante anche in Europa. Ma come cambia l’Inter con l’arrivo di Benjamin Pavard? Poco o molto, a seconda del termine di paragone. La difesa nerazzurra dagli ultimi mesi della passata stagione ha cambiato i suoi interpreti titolari e di fatto pure modificato le caratteristiche: con l’ascesa di Matteo Darmian nel ruolo di esterno destro titolare del tridente arretrato, Inzaghi ha trovato più rapidità nelle scalate e più imprevedibilità nella costruzione del gioco e nelle sovrapposizioni interne. Darmian, da vecchio terzino o esterno a tutta fascia, aveva tempi di gioco diversi rispetto a Skriniar, una confidenza diversa nella fase offensiva e una predisposizione naturale ad accompagnare la manovra e a cercare il cross vincente una volta arrivato a ridosso dell’area. Se poi la mettiamo sulla fisicità, beh, senza Skriniar l’Inter ha perso ovviamente centimetri e muscoli a protezione della porta: in Italia l’assenza si è notata parecchio, in Europa invece le cose sono andate decisamente meglio, con l’ex United che ha garantito equilibrio e solidità, specie quando c’era da affrontare avversari brevilinei e portati alla continua ricerca dell’uno contro uno.
Nuovo ruolo
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Pavard, in questo senso, è il giusto compromesso tra i due. Il passato da terzino lo rende abituato a fronteggiare gli avversari che puntano palla al piede: nonostante l’altezza (186 centimetri) e le gambe lunghe, Benjamin è reattivo nello stretto e veloce in progressione. Non amava spingere, non era uno da continue sovrapposizioni, non una fabbrica di cross, ma sapeva inserirsi con i tempi giusti e creare superiorità numerica. A tre ci ha giocato nel Bayern, ma raramente e quasi sempre da perno centrale. Ecco, ora rispetto al passato dovrà stringere leggermente la posizione ma non sarà certo un problema: la grande intelligenza calcistica lo aiuterà a capire in fretta le richieste e le esigenze di Inzaghi. Però, a livello fisico, il francese rialza il muro, permetterà all’Inter di avere una torre in più nell’area di rigore, sia a difesa della porta sia per sfruttare i corner a favore. Ma soprattutto, porta un’esperienza internazionale da primo della classe: campione del mondo con la Francia nel 2018 (con tanto di gol all’Argentina negli ottavi), col Bayern ha vinto tutto, dai campionati (4) alle coppe nazionali (3), fino alla Champions e al Mondiale per club. La personalità è smisurata: questa sì può fare in fretta la differenza.