Non ama gli eccessi, non è un fine comunicatore, né è un condottiero nel senso più rotondo della parola, ma valorizza l’organico che ha a disposizione, ha già vinto 7 titoli e sfiorato la Champions. Lo scudetto di quest’anno potrebbe essere la sua consacrazione
E così, senza ansie e senza spingere sull’acceleratore né da una parte e né dall’altra, Simone Inzaghi ha rinnovato il contratto, anzi l’impegno, con l’Inter. Un riconoscimento al suo essere talmente normale, in un mondo dominato dagli eccessi, da apparire davvero straordinario. Perché Inzaghi, con i suoi difetti e con la legittima intenzione di voler crescere ancora, è un allenatore che non ama gli eccessi, non è un fine comunicatore, non è un condottiero nel senso più rotondo della parola, non è uno che infiamma le tifoserie, non è insomma un personaggio in un ambiente in cui bisogna essere sempre riconoscibili, a costo di spararla sempre più grossa per farsi notare. Ma è – semplicemente e perciò con tratti straordinari – uno studioso di calcio. Che forse è il miglior complimento che si potrebbe fare a chi “vive” di pallone.