TORINO – La Procura di Torino aveva notificato lo scorso 24 ottobre l’avviso di conclusione delle indagini preliminari ai componenti dell’allora CdA della Juventus coinvolto nell’inchiesta Prisma, ma l’attività dei magistrati non si è mai fermata. Martedì la Guardia di Finanza ha interrogato Paulo Dybala a Roma per provare a fare ulteriore chiarezza sulle due manovre stipendi imputate al club bianconero tra 2020 e 2021, nelle scorse ore medesima sorte è toccata a Rolando Mandragora.
L’ipotesi
L’attuale giocatore della Fiorentina è stato sentito riguardo un possibile nuovo filone, ovvero quello che comprende eventuali accordi con altri club non depositati in Lega. I pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Ciro Santoriello, in particolare, hanno messo nel mirino il caso del centrocampista napoletano, ceduto dalla Juventus all’Udinese nel 2018 per 26 milioni di euro e riacquistato due anni più tardi sulla stessa rotta per 10 milioni più 6 di bonus. L’ipotesi dell’accusa è che dietro il diritto di “recompra” si celasse in realtà un obbligo di riscatto alla medesima cifra della cessione, accordo custodito – appunto – all’interno di una carta “segreta” tra le due società. Per cercare sostegno a questa teoria, negli ultimi giorni, i pm hanno interrogato anche il papà-agente del calciatore, oltre che il vice-presidente friulano Stefano Campoccia e l’ex dirigente dei torinesi Maurizio Lombardo. Ma l’episodio non rappresenterebbe un unicum, con casi analoghi anche tra Juventus e Atalanta.