La Juventus è lenta, macchinosa e imprecisa. Manca dell’indispensabile rapidità per mettere i suoi giocatori di qualità nelle condizioni di essere più ficcanti, perché ricevono palla – se la ricevono – quasi sempre un paio di secondi troppo tardi trovando davanti a loro la difesa avversaria schierata. In più, il signor João Pinheiro da Braga è un arbitro scarso, che ieri sera ha compiuto un grave errore, condizionando in modo pesante il risultato della partita. Perché la parata di mano di Centonze, che devìa un pallone diretto verso la porta sguarnita, è rigore e basta. Non averlo concesso, dopo aver rivisto l’azione al Var e valutato falloso il contatto di Bremer con lo stesso Centonze, aggrava e non poco l’abbaglio, perché sono anni che ci vengono a raccontare che le spinte vanno valutate sul campo e non al Var e sul campo l’arbitro non aveva fischiato il fallo di Bremer in attacco, ma aveva fatto riprendere l’azione con la rimessa dal fondo.
Fenomeno Pinheiro
Così, frustrati da una squadra che non riesce a esprimere il suo potenziale e furibondi con quel fenomeno del fischietto portoghese, i tifosi della Juventus alla fine sono i veri sconfitti della serata. Un popolo che merita di più, da chi dirige la partita e da chi dirige la loro squadra del cuore. Sono arrivati in quarantaduemila allo Stadium, con l’umore devastato dalle vicende giudiziarie, ma con il cuore che batte ancora più forte e, soprattutto, all’unisono per la loro Juventus. Meritavano e meritano di più, da tutti. Come altre volte è capitato nella storia del calcio, l’amore e il senso di appartenenza di popolo tifoso si misura nelle grandissime difficoltà del club. La risposta di ieri e quella delle ultime settimane deve essere rispettata da chi va in campo, da chi allena e da chi comanda in società. I milioni di tifosi che soffrono devono essere il chiodo fisso ogni minuto che separa la Juventus dalla fine della stagione, altrimenti i danni maggiori potrebbero non essere quelli della giustizia.
La lentezza della Juve
Di Maria, Chiesa e Vlahovic insieme sono un regalo per chi ama il calcio e non solo la Juventus. L’azione dell’uno a zero è un gioiello. Ma i tre si trovano a tentoni, hanno giocato troppo poco insieme (e questa non è una colpa imputabile ad Allegri), ma adesso lo fanno in un contesto farraginoso. che impantana troppo spesso l’azione anche per mancanza di precisione (e queste sono cose che si possono e si devono allenare meglio). Allegri a fine partita era comprensibilmente furioso per la generica critica di essere un allenatore speculativo. I numeri dicono altro, come giustamente ha fatto notare lui stesso, ma la lentezza della squadra, ieri sera, era altrettanto eloquente.
La rosa Juve del futuro
La Juventus ha ancora ampie possibilità di passare il turno, anche perché in Francia ci andrà evitando di commettere certi errori e, forse, più consapevole della propria superiorità tecnica rispetto al Nantes. Ma non è il passaggio del turno il problema che preoccupa i tifosi e, forse, anche la dirigenza bianconera: è dall’inizio della stagione e, volendo, dalla passata stagione che la Juventus non riesce a esprimere a pieno il suo potenziale tecnico. Sono stati innestati giocatori di tutti i tipi: grandi esperti e giovani entusiasti, tecnici e di corsa, ma alla fine la squadra ha sempre fatto una fatica immane a creare gioco offensivo con continuità e vincere le partite senza dover soffrire. Non può non essere il principale elemento di riflessione dell’area tecnica, chiunque occuperà le posizioni chiave nella Juventus che verrà. Considerata la situazione generale è difficile ipotizzare che la rosa verrà rinforzata con colpi stellari, quanto che si andrà alla ricerca di talento giovane e meno conosciuto. Visto il meraviglioso Napoli di quest’anno, costruito con georgiani e coreani, non è necessariamente una cattiva notizia, a patto di giocare bene, però.