Buongiorno presidente Stefano Rosso. Cosa rappresenta questa finale di Coppa Italia per il Vicenza?
«Raggiungere una finale è sempre importante e giocarcela con la Juve Next Gen ci rende orgogliosi anche perché si giocherà allo Stadium. E’ una bellissima cornice e sarà emozionante per noi, i nostri tifosi e gli stessi giocatori che assaporeranno il palcoscenico del calcio che conta. Grazie dunque alla Juventus che ha preso questa decisione».
Sarà presente a a Torino?
«Sì, sicuramente. Non mi perderei mai un appuntamento così importante, anche perchè vivo tra il Veneto e Milano per cui sarò felice di farmi solo un’ora di auto per sostenere la squadra.»
Avete allestito una delle rose più competitive con il terzo monte ingaggi. Cosa è mancato per raccogliere ciò che può offrire il potenziale?
«Non è mai facile, il calcio è uno sport molto particolare dove non sempre gli investimenti vanno di pari passo ai risultati. Spesso ci sono sorprese, come nel nostro girone la Pro Sesto o altre squadre che si stanno giocando la promozione quando magari non ce lo si aspettava. Noi abbiamo fatto una scelta chiara, puntando sui giovani, abbiamo ottimi ragazzi di talento e non sempre con questo tipo di filosofia si fa centro al primo colpo. Ma ci sono ancora 9 partite per cui spero che riusciremo a migliorare la nostra posizione».
Che partita si aspetta e chi parte favorita?
«Una favorita non c’è. Le finali sono partite abbastanza tese e in Italia vengono vissute sovente con l’atteggiamento di chi punta a coprirsi di più. Il pronostico è aperto come raccontano i precedenti di questo campionato».
E che cosa pensa del progetto delle seconde squadre in Italia?
«Come logica di base mi pare corretta, un’opportunità per le squadre di prima fascia per far crescere e dare opportunità ai giovani di talento. Forse la modalità merita qualche rivisitazione. Da noi non sono tanto viste anche dai tifosi con la logica del talento, all’estero le cantere vengono vissute con un’altra percezione».
Da quando la vostra famiglia, proprietaria del marchio Diesel, ha rilevato il Vicenza, la promozione in B e al secondo anno tra i cadetti la permanenza sfiorata, poi ora di nuovo la C che è il campionato più caro nel rapporto costi-ricavi. Cosa si devono aspettare per il futuro i tifosi?
«A loro dico che come sempre faremo il massimo di ciò che è nelle nostre possibilità. Dopo una retrocessione difficile abbiamo comunque investito molto per allestire una rosa competitiva. Lo ripeto, finchè ci saremo daremo sempre il massimo, su questo possono stare tranquilli».
Avete acquistato il Vicenza poco prima dell’estate del 2018: in questo periodo cosa l’ha resa particolarmente orgogliosa e quale il rimpianto maggiore?
«Ciò che ci ha reso più orgogliosi è avere messo in piedi un progetto pluriennale insieme a soci importanti e di aver coinvolto imprenditori in una città e una provincia che aveva perso passione intorno alla propria squadra dopo tanti anni difficili. Abbiamo realizzato un ottimo settore giovanile, una compagine societaria forte, rinfrescato lo stadio Menti, creato un centro sportivo, per cui direi che abbiamo percorso ottimi passi. Purtroppo a livello sportivo siamo partiti abbastanza bene, arrivati in B e poi la retrocessione che è stato un neo che ci ha rovinato i piani ed è stata dolorosa».
In estate avete ceduto il giovane Mancini alla Juventus: fin dove può arrivare?
«Tommaso è un bravissimo ragazzo e non è poco al giorno d’oggi. Un ragazzo con la testa sulle spalle con un talento enorme. Il limite starà a lui definirlo, con le doti che ha può arrivare dove vuole, nel calcio serve anche una dose di fortuna però col suo passaggio al Vicenza e la Juventus ha le carte in regola per un’ottima carriera e un futuro brillante».