Di Vialli, la Juventus di ieri, ha avuto lo spirito tignoso di crederci fino all’ultimo secondo e quel lampo di classe pura con cui Federico Chiesa ha offerto la palla della vittoria a Danilo. Il resto, diciamolo, non è stato proprio all’altezza di Gianluca, che avrà apprezzato la tenace concretezza dei bianconeri, ma non certo il gioco un po’ anchilosato con cui la squadra ha arruffato la partita contro l’Udinese fino a vincerla, con la forza di volontà collettiva e una magia dei due più volenterosi del gruppo. Ma non è giusto andare oltre con improbabili affinità e incroci, perché ieri allo Stadium si giocavano due partite e la più importante, non ce ne voglia Allegri, l’ha vinta ancora una volta Gianluca Vialli, con un assist meraviglioso di Pessotto. L’immenso amore del popolo bianconero con epicentro a Torino, ma percepibile ovunque, ha dimostrato quanto Vialli è stato amato, è amato e verrà amato per sempre. È un privilegio di pochi eletti, nel mondo dello sport, quello di ottenere l’immortalità nel cuore della gente e, forse, vale più di tante coppe in bacheca. Vialli lo sapeva e se lo teneva stretto, quell’amore, che poi altro non era se non il congruo rimborso di quello che lui ha offerto per la maglia juventina. Ieri ha vinto Vialli, poi la Juventus.
Napoli-Juventus, primo grande bivio
Serata da magone orgoglioso, finita con un urlo liberatorio. Da persona positiva, quale era, Gianluca ne avrebbe estratto gli aspetti positivi, come il filotto di vittorie che si allunga, le otto partite senza subire gol, la determinazione con cui la squadra ha picchiato la testa contro il muro dell’Udinese, il consolidamento della classifica, il recupero definitivo di Chiesa che potrebbe cambiare il corso della stagione juventina, soprattutto se insieme a lui tornano Pogba e Di Maria (ieri apparso per brevi, ma intensi lampi di qualità purissima). Ma ogni parola, oggi, può diventare profezia o gufata a seconda del risultato di Napoli-Juventus di venerdì, primo grande bivio del destino per questo campionato. Non che si decida tutto al Maradona, ma non c’è mica bisogno di srotolare per esteso quali sarebbero le conseguenze psicoemotive dell’uno o dell’altro risultato, no? Meglio concentrarsi su Pessotto e le sue parole, strozzate dall’emozione, per la cosa più difficile che gli è mai capitata di fare su un campo di calcio: pronunciare il ricordo del suo caro amico e di uno dei campioni più amati di sempre. Perché quando ha detto «siamo sicuri che questa sera sei qui da qualche parte in mezzo a noi», un brivido è corso sulla schiena dei quarantamila, perché tutti, in fondo, ci speravano e tutti, sotto sotto, ci credevano.