Un avventuriero cileno, la Prima Guerra Mondiale, due calciatori funambolici, una finale scudetto, una squadra italiana dall’altra parte del mondo. Così in Sudamerica scoprirono… i guanti da portiere
L’anima di un paese risiede in quello che ti offre quando hai fame: in Italia puoi sempre contare su una pizza, negli States su un hamburger, in Messico su un burrito, in Israele sui felafel. In Cile invece non c’è posto in cui non siano in grado di farti un completo italiano, sostanzialmente un hot dog ricoperto di avocado, maionese e pomodori, rigorosamente in quest’ordine per ricordare la nostra bandiera. Piccolo segnale di due culture enormemente affini, e di due popoli che hanno saputo intrecciarsi nel tempo. Santiago ha avuto presidenti, artisti, letterari e architetti di origine italiana, italiane sono le migliori scuole del paese, c’era la Democrazia Cristiana come da noi e nelle piazze del ‘68 si levava il coro “DC cilena, DC italiana, stessa mano americana”, esiste un paese nella giungla dell’Araucanìa che si chiama Capitan Pastene creato ex novo un secolo fa da emigranti modenesi dove ancora oggi preparano i tortellini e la coppa e parlano in dialetto stretto. Figuriamoci dunque se quando hanno iniziato ad amare il calcio non ci sono stati degli italiani di mezzo.