Tutto il fascino del numero più ambito: dal Barone passando per Schiaffino, Rivera, Gullit e Savicevic. Ora tocca a Rafa
r afa Leao adesso ha il 10. Se lo merita? Certo. Si è preso quella maglia, quel numero, e si è messo una mano sul cuore e una sulla schiena. «È mio». Giusto, Re Leone, ma cerca di tenerlo da conto, trattalo bene, custodiscilo con cura. Non è vero che è in via d’estinzione, che con la personalizzazione delle maglie, dei nomi e dei numeri è stato retrocesso a un ruolo marginale, come un 4 qualsiasi. Se ha avuto momenti di sbandamento, la colpa non è sua, ma di chi lo ha indossato. E ogni riferimento a Honda, Calhanoglu e Diaz è puramente casuale. Il numero dieci è sempre il dieci, anche quando qualcuno dice che non è più di moda. È stato, è e resterà sempre magico. Perché è passione e poesia, Pelè e Maradona, Platini e Messi. Va molto il 7? Sì, ma se davanti ci metti un CR. Pitagora, che i suoi conti li sapeva fare, diceva che il dieci è il numero perfetto. Dante, sommo poeta, aveva un buon rapporto anche con la numerologia. Il 7 per l’autore della Divina Commedia è la perfezione umana, ma è pure il numero dei peccati capitali. Il 10 richiama i comandamenti che Dio affida a Mosè sul monte Sinai.