Delle cinque squadre nerazzurre costruite dal dirigente, le certezze maggiori sono in questa stagione: per Inzaghi la missione è ancor di più la seconda stella…
20 ottobre – MILANO
La prima vera Inter con Beppe Marotta al timone è quella del 2019-20. Si è parlato molto di rivoluzione intorno alla squadra di questa stagione. Ma in quell’estate di quattro anni fa i nerazzurri cambiarono totalmente faccia. Arrivò Antonio Conte in panchina, Mauro Icardi e Radja Nainggolan furono estromessi dal ritiro ancor prima di essere ceduti. Con loro fu allontanato Ivan Perisic, che 12 mesi più tardi sarebbe diventato uno dei segreti del tricolore. Il colpo di mercato fu quello di Lukaku, con tanto di tira e molla con il Manchester United e l’inserimento respinto della Juventus. Con il belga ad Appiano sbarcò Barella, insieme a quel fuoco d’artificio illusorio che rispondeva al nome di Sensi, molto presto arresosi agli infortuni. In difesa a Milano fu preso (a zero) Godin. Ma il difensore titolare era già in casa. Perché Conte vide in allenamento un certo Bastoni e se ne innamorò presto, tanto che il mancino rubò in poche settimane il posto all’uruguaiano. È stato l’ultimo grande mercato di investimenti da parte di Suning: a gennaio fu preso anche Eriksen. Quell’Inter coltivò a lungo il sogno scudetto, salvo rallentare prima della pandemia. L’impresa alla quale Conte andò più vicino fu in Europa League. Ad agosto arrivò a giocarsi a Colonia la finale con il Siviglia, arrendendosi a errori in serie e sfortuna. Antonio minacciò di dimettersi, il famoso vertice di Villa Bellini servì per rimettere insieme i cocci. L’Inter tricolore dell’anno successivo era già nata e nessuno lo sapeva ancora.