L’ex delle due squadre apre il cassetto dei ricordi: “A Totò diedi un buffetto, se fosse stato un pugno l’avrei steso come feci con Bonetti. Un giorno stavo soffocando, il portiere dell’Ascoli mi salvò e Branca fece gol a porta vuota. Il compagno più forte? Turkylmaz, ma aveva quella testa lì…”
Quando il dribbling era un valore, Fabio Poli era uno spirito libero che con i piedi cantava la libertà del gesto tecnico. Sguinzagliava il suo estro come un cane che scopre un prato inatteso. Una finta da consumato ballerino, una serpentina da bandolero: fughe da fermo, oltre la banalità dello schema.