Era l’ottobre ’85, Diego segnò da centrocampo scavalcando Giuliani e col linguaggio pacato dell’epoca lo descrisse senza le iperbole che oggi ingigantiscono ogni “impresa”, anche se tale non è
Le parole raccontano il passare del tempo. Alla sobrietà di una volta si sostituisce spesso il discorso iperbolico, l’urlo, quasi ci fosse il terrore di lasciare spazio al silenzio. Che dolcezza nel silenzio, invece. Adesso si grida nel microfono, si esagera nell’aggettivazione, ci si spinge ben oltre i limiti di un equilibrio retorico che dovrebbe essere la stella polare di ogni comunicazione verbale o scritta.