Una, nessuna e centomila: sono le cause della rottura continuata del Milan. Ne parliamo in queste due pagine, come se ne parla dall’inizio 2023. Da quando, dopo la vittoria del 4 gennaio a Salerno, i rossoneri si sono avvitati in una crisi totalmente inattesa. Quattro sconfitte consecutive non si vedevano da sei anni, mentre la classifica si è fatta pericolosa. Altro che speranza di scudetto-bis, lo straordinario Napoli è distante ben 18 punti, con i rossoneri a incassare un raggelante -10 rispetto alla 21ª giornata della scorsa stagione. Una classifica, poi, che pone il Milan in una sesta posizione che oggi vale l’Europa League, altro che proseguire «nella traiettoria per tornare ai vertici del calcio europeo», come scriveva il proprietario Gerry Cardinale poco prima di Natale. Certo, ci sono gli ottavi di Champions League da giocare contro il Tottenham ma, se non ci sarà un cambio di passo, oggi appare follia sperare di passare il turno. E, al tempo stesso, sarà complicato rientrare tra le prime quattro, nonostante i passi falsi di Atalanta e Lazio nell’ultimo turno. In questo momento il Milan appare una squadra senza identità, al di là della scelta del sistema di gioco. Lo si è visto plasticamente nel primo tempo del derby, quando la difesa a tre non ha evitato il gol (e altri brividi). I rossoneri non erano sgombri nella mente, apparivano impacciati e impauriti.
Come una provinciale in gita premio al Meazza, incapace di superare la metà campo avversaria. Poco meglio nella ripresa, conclusa comunque senza una conclusione degna di questo nome verso la porta di Onana. Alla questione mentale, si aggiunge la bocciatura del mercato operata da Pioli nella scelta degli uomini. Nell’undici iniziale il solo Origi era l’unico nome nuovo di stagione, a conferma di come il mercato non si sia rivelato all’altezza degli impegni. Testa, uomini e anche infortuni, con una squadra appesa al ritorno di un elemento cardine come Maignan, che in rossonero non si veda dal 18 settembre (contate: sono cinque mesi) per un infortunio muscolare al polpaccio sinistro. E venerdì a San Siro si presenza il Torino, già trionfatore – con un uomo in meno – negli ottavi di Coppa Italia e vincitore in campionato il 30 ottobre. Soltanto Pioli, come ha detto domenica sera, ha le chiavi per entrare nella testa dei suoi uomini. Proverà a farlo oggi, dalla ripresa, magari guardando a quanto è capitato in casa Inter. A ottobre, dopo la sconfitta in casa contro la Roma, tutto sembrava andare allo sfascio, con il Barcellona di Champions alle porte. Inzaghi si confrontò in maniera profonda con il gruppo, tutti insieme ne seppero venire fuori. Gli errori possono essere utili, a patto di imparare.