Dopo Abodi, Giorgetti: il Governo si interessa alla questione delle plusvalenze e si interroga sulle norme. Cosa buona e giusta, perché la questione, sotto il profilo strettamente giuridico sportivo è quanto meno opaca. Ieri, Giancarlo Giorgetti, ministro dell’economia, ha detto: «Abbiamo avviato un’analisi su un fenomeno che tutti dicano avvenga, ma se è così non credo che lo Stato possa riconoscere l’esistenza di plusvalenze fittizie. Stiamo riflettendo se la normativa fiscale fotografa in modo coerente e corretto questo fenomeno». Da economista, Giorgetti, si muove con cautela perché consapevole che il concetto di “fair value”, ovvero del “giusto valore” è complesso di suo e, quando si tratta di esseri umani che fanno i calciatori, diventa ancora più scivoloso. Tant’è, il giudice federale Torsello ha trovato buone suole e ha appioppato alla Juventus 15 punti di penalizzazione per il processo plusvalenze, una pena enorme in assenza di una normativa specifica. Il ministro dello sport Abodi, mercoledì, ha auspicato maggiore «trasparenza». Parola santa.
Disparità di giudizio
Tuttavia, la Juventus è stata condannata in un processo secretato e al quale non era possibile assistere e c’è un documento la cui visione è stata chiesta da più club coinvolti, ma che la Procura non ha ancora mostrato. Potrebbe rappresentare un vizio di forma di una certa importanza oppure essere una sciocchezza, ma non lo sappiamo. Sempre Abodi ha parlato di «credibilità», altra stella polare a cui ci piace si ispiri il ministro. E a tal proposito varrebbe la pena riflettere che, nel 2023, la giustizia sportiva giudica con un codice che all’articolo 4 parla di «principi di lealtà e probità», che sono, sì, un po’ vaghi (qualcuno ha un lealometro?) ma non come le pene che possono prevedere uno o più punti di penalizzazione, senza limiti insomma. Vale inoltre ricordare che una delle peggiori nemiche della credibilità è la disparità di giudizio e qualche dubbio viene nel vedere la Juventus condannata e prosciolti i club che avrebbero violato le regole insieme a lei. Anche perché con un codice così vago e un tabellario così, diciamo, elastico, chi esercita la giustizia sportiva dispone di un potere illimitato, anzi… incredibile.