È innegabile l’importanza dei centravanti, ma serve una manovra che sappia coinvolgerli: l’esempio di Guardiola
Secondo una consuetudine che si è consolidata nel corso dei decenni, appena parte il mercato scatta la corsa agli attaccanti. Grandi o meno grandi che siano. È una specie di regola non scritta alla quale il mondo del calcio si attiene: acquistare il centravanti, magari forte, è un fiore all’occhiello da esibire ai tifosi. L’esercizio, va detto subito, è assolutamente legittimo e dunque fanno benissimo i club a inseguire questo o quello per rinforzarsi. L’Inter va all’assalto di Lukaku, il Milan cerca la punta centrale, la Roma pure, e anche all’estero ci si muove. Operazioni che, se fatte rispettando i bilanci, sono condivisibili, ma mi preme sottolineare un aspetto non marginale del discorso: d’accordo, comprare l’attaccante è importante, ma ancora più importante è avere un gioco d’attacco che metta questo elemento nelle migliori condizioni per fare gol. Già, perché spesso noi italiani ci dimentichiamo che il calcio è un gioco collettivo e che in una squadra ci sono undici uomini e che tutti devono (dovrebbero) contribuire a costruire la manovra, ad arginare quella avversaria, a creare emozioni e a generare spettacolo.