Gli inizi con la Eto’o Foundation in Camerun, poi l’occasione Barcellona dopo un torneo vinto in Spagna a 11 anni. Il racconto di chi ha visto crescere il portiere che ha blindato la porta dell’Inter
Un pallone calciato oltre il filo spinato interrompe la marcia dei militari. Lo raccoglie un uomo in mimetica, con gli anfibi e i nastrini sul petto: “Chi è stato?”, grida. Dall’altra parte del muro un gruppo di bambini ride a crepapelle. Indicano tutti André: “È colpa sua”. L’unico ad avere la divisa di un altro colore. Gli altri hanno le maglie rosse, lui ce l’ha verde fluorescente. “L’hai fatto ancora, adesso ci odieranno”, dice il piccolo Fabrice al compagno dalla mira poco precisa. È il portiere della squadra, ma non indossa mai i guanti ed è sempre in mezzo al campo.