La storia dell’arrivo del campione brasiliano in Italia e le mille polemiche a lui legate
Udine sembrava Hollywood. Alle 18.53 di domenica 31 luglio 1983 Arthur Antunes Coimbra detto Zico apparve in tutto il suo splendore, salutando la folla con la mano da una Torpedo blu del 1924 targata Taranto 2748. Erano in ottomila, per le vie della città; cinquemila in delirio solo in Piazza XX Settembre, dove ad attenderlo c’era una carrozza bianca con una coppia di cavalli dal mantello nero. Alle 19.24 Zico venne – letteralmente – incoronato, con una corona di fiori in testa, ringraziò in portoghese e disse – in un italiano meno stentato di quanto fosse possibile immaginare – che “anche io mi sento un po’ friulano”. Fu amore a prima vista. Un uomo salì sul palco, si impossessò del microfono e chiese alla folla se era d’accordo che quella piazza – dedicata ai bersaglieri friulani che nel 1870 erano entrati a Roma attraverso la Breccia di Porta Pia – fosse intitolata al campione brasiliano. Il boato fu così fragoroso che i cavalli, imbizzarriti, cominciarono a scalciare senza pace, certi dell’apocalisse che sarebbe arrivata di lì a poco. E infatti l’apocalisse arrivò, ma a ritmo di samba.