Una cosa del genere non l’avrebbe mai immaginata. Damian Gruber, 25 anni, bolzanino, dipendente della Confartigianato altoatesina, mai immaginava che avrebbe fatto il giro del mondo il suo raid Bolzano-Benevento-Bolzano via Bergamo-Napoli. Millesettecento chilometri fra andata e ritorno, in auto e in aereo, ritrovandosi unico tifoso nella curva ospiti del Vigorito a sostenere il Sudtirol, società e squadra modello, autentica rivelazione della Serie B alla quale partecipa per la prima volta nella sua storia. La foto che l’ha immortalato tutto solo, fra i seggiolini gialli e rossi, è rimbalzata sui siti ai quattro angoli del globo, per non dire dei tributi sulle pagine Facebook degli appassionati sotto ogni bandiera. In Inghilterra, il Sun ha dedicato un servizio al ragazzo di Bolzano; in Argentina, La Nacion ha fatto altrettanto, per non dire del Brasile, dell’Olanda, del Portogallo, della Francia, della Germania. Elogi, ammirazione, simpatia. Una rassegna stampa tanto inattesa quanto voluminosa che ha trasformato Damian nel miglior testimonial della squadra di Pierpaolo Bisoli in piena zona playoff e nella plastica dimostrazione di che cosa sia la passione di un tifoso vero, la passione che non conosce ostacoli. E non è un modo di dire. Ha raccontato Gruber a Cronache di spogliatoio: «Il viaggio a Benevento non è stato improvvisato. Vado in trasferta ogniqualvolta posso, soprattutto nei weekend. Sapevo che nessuno del nostro gruppo organizzato sarebbe partito, sebbene in una stagione così importante come questa la nostra tifoseria ci tenga tanto a essere presente anche in campo esterno. Stavolta è stato diverso, poiché si trattava di un turno infrasettimanale e non tutti riescono o possono organizzarsi. Ho 25 anni, sono nato e cresciuto a Bolzano e nella vita faccio l’impiegato. Grazie a Dio, ho un grandissimo capo che, consapevole della mia sconfinata passione per il Südtirol, mi permette di seguire la squadra in tutta Italia. Così ho preso due giorni di ferie e sono partito per Benevento».
L’omaggio di tutto il Sudtirol
Dove Damian ha esultato ai gol di Belardinelli e Cissé e, a fine partita, ha ricevuto l’omaggio di tutta la sua squadra; Andrea Masiello e Giovanni Zaro gli ha donato maglia e pantaloncini, gli ammirevoli tifosi sanniti gli hanno dedicato uno striscione in tempo reale: «Onore a chi macina chilometri». A Sportitalia, Damian ha soggiunto: «Mi piace andare in trasferta, visitare città e stadi, incontrare i tifosi delle altre squadre. In questa stagione ho saltato soltanto Reggio Calabria, per motivi logistici ed economici: la partita si giocava la domenica sera e il lunedì volevo essere puntuale al lavoro». Dicono che il gioco più bello del mondo veda scemare la sua capacità attrattiva al tempo del web e dei social, della Generazione Zeta, dei nativi digitali convenzionalmente radunati fra il 1997 e il 2012, adusi saltabeccare da un sito all’altro, concedendosi al massimo gli highlights delle partite. Tesi surrettiziamente sostenuta anche da adulti attempati, quelli che considerano il calcio solo un business, chiedono anche 60 euro per un posto in curva e, pur di raccattare denaro, spregiano la meritocrazia del campo, vagheggiano tornei per censo e a inviti, irridono la passione autentica del tifoso. Poi, il primo giorno del marzo 2023, proprio un ragazzo copre 1.700 chilometri a sue spese, prendendosi due giorni di ferie, per stare vicino alla sua squadra, pur sapendo di essere il solo nel settore ospiti. Solo si fa per dire. Caro Damian, in sua compagnia ci sono centinaia di migliaia di appassionati che non esitano a fare come lei, sobbarcandosi faticose trasferte e accollandosene l’onere. Si capisce perché virale sia diventato l’applauso per il suo viaggio a Benevento. Oggi Gruber seguirà Südtirol-Perugia allo stadio Druso. Ha scritto Albert Camus: «Non c’è luogo al mondo in cui l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio». Damian, di certo, è d’accordo.